UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un adulto su due non sa come “navigano” i figli

Due ricerche, una italiana e una europea, a poche ore di distan­za l’una dall’altra, propongono una fotografia degli adolescenti in Rete e un dato che emerge è la di­stanza preoccupante tra quello che gli adolescenti fanno online e quello che i genitori sospettano.
28 Novembre 2013
Due ricerche, una italiana e una europea, a poche ore di distan­za l’una dall’altra, propongono una fotografia degli adolescenti in Rete. E, lo diciamo subito, il dato che emerge non può non preoccupare. Per più mo­tivi. Partiamo dallo studio europeo com­missionato da McAfee, gigante della si­curezza informatica, e rilanciato da As­sodigitale. Leggendolo emerge una di­stanza preoccupante tra quello che gli adolescenti fanno online e quello che i genitori sospettano. Ma anche – e so­prattutto – emerge il mancato control­lo di quasi un genitore su due su quan­to i loro figli fanno in rete. Al 17% dei ge­nitori non importa nulla di cosa i figli facciano su Internet, mentre il 31% è convinto che non rischino nulla navi­gando. Il che porta al 48% i genitori che non applicano alcun controllo su ciò che fanno i loro figli adolescenti e pre-ado­lescenti in Rete. Cosa fanno gli adolescenti europei «on­line »? Il 40% ha ammesso di visitare si­ti web inadatti ai minori, il 45% ha visto video inappropriati, il 26% ha inviato o pubblicato una propria foto compro­mettente, il 25% cercato immagini o contenuti pornografici e il 3% ha di­chiarato di aver acquistato sul web al­cool o droghe. Il 12% invece ha ammes­so di aver incontrato realmente perso­ne conosciute online. Non solo. Il 23% degli adolescenti ha as­sistito a un episodio di bullismo online avente per oggetto un amico. Il 10% de­gli intervistati è stato vittima in prima persona di episodi di bullismo online. Piccola consolazione: parte degli inter­vistati che ha assistito a episodi di cy­berbullismo ha affrontato direttamen­te il bullo (55%) o ha denunciato l’epi­sodio a un genitore o un docente (35%). Torniamo per un attimo ai genitori. Om­bretta Comi, marketing manager per l’I­talia di McAfee, ha spiegato a Assodigi­tale. «Il mondo online può essere peri­coloso, non importa quanti anni abbia un bambino, o un adolescente, i geni­tori devono assumere un ruolo attivo, se vogliono proteggere i propri figli». Ov­viamente la soluzione proposta da M­cAfee tiene conto di quanto l’azienda produce. Ai genitori, che spesso ne san­no meno dei figli in campo tecnologico, viene consigliato di dotarsi di program­mi di monitoraggio o parental control. Il motivo di fondo, però, è fondato: «Mol­ti ragazzi ci penserebbero due volte pri­ma di fare alcune cose online, se sapes­sero che i genitori li stanno guardando». Alla ricerca europea di McAfee fa da completamento uno studio italiano pro­mosso da Telecom e dedicato agli ado­lescenti. Leggendolo si scopre che il 96,9 per cen­to dei quattordicenni ha un collega­mento a Internet e il 43,5% di loro pre­ferisce avere in dono l’ultimo smartpho­ne invece che il motorino, tanto ago­gnato dalle precedenti generazioni. Secondo la ricerca «Anche io ho qual­cosa da dire», soltanto il 52,9% si è avvi­cinato alla Rete con l’aiuto di un adul­to, mentre il 44% dei più piccoli naviga sul web da solo. E ancora: il 15,3% del campione ha usato la Rete per fare di­spetti o vendicarsi, e il 42,9% per insul­tare o litigare con qualcuno. Tra i quat­tordicenni, il 7,7% ha pubblicato online o spedito foto inopportune, mentre il 9,5% sarebbe disposto per una ricarica telefonica o un oggetto firmato a spedi­re in cambio una propria foto imbaraz­zante. Non è finita qui. Il 28% dei giovanissimi usa su Internet soprannomi, mentre il 12% mente anche sull’età. E se il 12,8% del campione ammette di raccontare bugie sui social network, l’84% dei ra­gazzi dice di usare false identità perché così può tenere comportamenti illeciti sul web e sui social network senza ri­schiare di essere denunciato.