Come testimoniare in modo attraente la fede in un mondo «fluido», plasmato dai nuovi alfabeti digitali? Sulla pagina del Portaparola del 10 settembre (pag. 17 di Avvenire) una serie di riflessioni e di idee. Le firme sono di Massimo Giraldi, Adriano Fabris, Francesco Zanotti, Don Davide Milani e Massimiliano Padula.
Ridestare nelle persone che incontriamo – e prima ancora in noi stessi – il desiderio di stare col Signore, conoscerlo, frequentarlo, imparare da Lui, diventarne intimi, giorno dopo giorno. Non è questo che ogni parrocchia si propone di insegnarci a fare? È il cuore di quella «conversione pastorale» che passa attraverso nuovi modi per comunicare a tutti – nella misura e con i linguaggi in cui possono comprenderlo oggi – lo stesso Vangelo di sempre, nuovo come quando fu annunciato la prima volta. Riprendendo oggi per il 18° anno il cammino di questa pagina "anomala", dedicata a far circolare idee ed esperienze di pastorale capace di attrarre l’uomo di oggi in ogni sua età e condizione, con un occhio particolare ai mezzi di comunicazione (Avvenire incluso) e alla cultura che contribuiscono a plasmare, il pensiero va a quanto il Papa sia esigente sulla necessità di diventare cristiani più coraggiosi e creativi, aperti all’incontro e al dialogo a partire da una fede vissuta con piena consapevolezza. Le coordinate sono tutte nella Evangelii gaudium, della quale ci proponiamo di scoprire e raccontare i segni che la rendono viva. Lo faremo anche grazie alle vostre segnalazioni (a portaparola@avvenire.it) di esperienze pastorali capaci – per un dettaglio nuovo, un’intuizione promettente, una proposta dimostratasi efficace – di risvegliare la nostalgia di "casa" nel cuore dei nostri contemporanei.
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