UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un ponte con la Terra Santa

In Terra Santa per premio... ma soprattutto per raccontare ai lettori italiani quanto si sta realizzando grazie ai fondi dell'8xmille. Sono i giornalisti della FISC vincitori del premio "8xmille senza frontiere". Con loro anche il presidente della Federazione, Francesco Zanotti, che sta già pensando a nuove iniziative per coltivare questo legame...
29 Marzo 2012
Preghiere, pellegrinaggi e progetti per aiutare i cristiani di Terra Santa ma anche un’informazione obiettiva che non nasconda la realtà in cui vivono: è la richiesta che mons. William Shomali, ausiliare di Gerusalemme e Vicario patriarcale per la Palestina, ha affidato ad un gruppo di giornalisti della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), in questi giorni a Gerusalemme, per una visita ad alcuni progetti finanziati dalla Conferenza episcopale italiana grazie ai fondi per l’8x1000. Ieri pomeriggio la delegazione è stata accolta nella sede del Patriarcato Latino, nel cuore del Quartiere cristiano della città santa, dove mons. Shomali ha descritto la situazione in cui versano in particolare le comunità cristiane. E lo ha fatto partendo dai numeri “impietosi”: “un secolo fa i cristiani di Gerusalemme erano il 25% della popolazione. Nel 1948 erano trentamila. Oggi sono scesi a meno della metà. Dati statistici israeliani parlano, per l’anno 2011, di circa 140 mila cristiani in Israele, l’1,8% della popolazione. Mai stato così basso. Ad essi, però, si devono aggiungere 230 mila di lavoratori cristiani immigrati, che contano sul nostro aiuto pastorale. L’80% dei cristiani residenti in Israele sono di etnia araba. Ci sono poi 51 mila cristiani che vivono nei Territori Palestinesi”.

Le tre “P”. “Non c’è giustizia qui, non c’è equità - ha detto il vescovo riferendosi ai Territori palestinesi sotto occupazione - ai palestinesi non viene concesso di muoversi liberamente nel loro territorio, il muro ha provocato perdita di lavoro, la divisione di nuclei familiari, la difficoltà di andare a scuola, di curarsi e la povertà per molti che hanno perso terreni”. Il vescovo si è detto anche “molto preoccupato dall’esodo dei cristiani che rischia di privare la Terra Santa dei suoi primi abitanti”. Tuttavia, ha proseguito, “il flusso notevole dei pellegrinaggi e del turismo religioso, che porta lavoro e supporto ai tanti cristiani che lavorano in questo settore e nel suo indotto, sta rallentando l’emigrazione”. A questo si aggiunga anche “il forte impegno che il Patriarcato latino e la Custodia di Terra Santa stanno mettendo per dare una casa a prezzi molto agevolati a tante giovani famiglie cristiane che ne sono prive. Proprio in questi giorni a Beit Zafafa, su un terreno acquistato dal Patriarcato latino, sono state inaugurati 80 nuclei abitativi di circa 100 metri quadri ciascuno, per altrettante famiglie cristiane”. Si tratta di “segni di speranza, raggi di luce in una realtà difficile, come lo sono anche i 12 ospedali, le 100 scuole con i loro 63 mila alunni, le tre università, i vari centri sociali e di assistenza, tutte opere gestite dalla Chiesa locale, finanziate e sostenute da numerosi movimenti, parrocchie, associazioni ma soprattutto da tante Conferenze episcopali, tra le quali la Cei è sicuramente in prima fila per impegno e capacità di progetto e di intervento”. “Raccontate ciò che avete visto - ha concluso mons. Shomali - ma anche la speranza dei cristiani nella pace che passa per la giustizia e la riconciliazione. Ma servono altri progetti che diano speranza anche per il futuro, azioni solidali mirate a ridare dignità alle nostre comunità. Queste ultime sono chiamate a fare la loro parte, innanzitutto perseguendo l’unità. A Gerusalemme ci sono 13 confessioni. Spetta a noi ricercare vie di comunione per fare in modo che l’ecumenismo sia reale. L’unità è un altro segno di speranza. Ricordate ai vostri lettori le tre P, preghiere, pellegrinaggi e progetti, strade maestre per arrivare alla P più importante, quella della pace”.

Raccontare e testimoniare. “Raccontare le opere della Chiesa italiana in Terra Santa deve essere una priorità per i settimanali diocesani”: è stata la risposta di Francesco Zanotti, presidente della Fisc. “In questi giorni - ha dichiarato Zanotti - stiamo vedendo i progetti di solidarietà che la Chiesa italiana, grazie ai fondi dell’8x1000, porta avanti qui in Terra Santa. Purtroppo questa azione non è ancora ben conosciuta ed apprezzata per cui come settimanali diocesani siamo chiamati a fare uno sforzo ulteriore per informare i nostri lettori. Qui in questa Terra, stiamo vedendo come la Chiesa si fa prossima alla gente che soffre quotidianamente, senza badare alla fede che professa. Urge raccontare queste opere, spiegare che cosa creano in termini di sviluppo e di educazione alla pace e alla giustizia. È un modo per gettare semi di speranza anche rispetto alle tante notizie che giungono da questi luoghi e che li dipingono solo come epicentro di conflitti e di divisioni. Invece c’è anche chi, come la Chiesa, lavora per unire e riconciliare. Questo - ha concluso Zanotti - dobbiamo raccontare ai nostri lettori, un compito irrinunciabile nel quale però siamo aiutati dal costante lavoro dell’agenzia Sir, tra le poche fonti che trattano quotidianamente della Terra Santa e delle sue comunità cristiane”. Al termine dell’incontro Zanotti, che in questo viaggio è accompagnato da Matteo Calabresi, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della Cei, ha espresso l’intenzione di dare concretezza a un progetto inerente la comunicazione e l’informazione ecclesiale in Terra Santa che la Fisc aveva impostato alcuni anni addietro.