UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un rigoroso tirocinio

Anche la Chiesa deve "passare attraverso un rigoroso tirocinio che va sotto il nome di competenza linguistica". "Non è più possibile che i comunicatori cristiani studino ed approfondiscano per anni i contenuti della fede e poi ignorino le regole elementari della comunicazione orale e di quella mediatica in specie". Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), intervenendo all'Assemblea plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) in corso a Esztgorm (Budapest). "Comunicare in un mondo che cambia".
6 Ottobre 2008

Anche la Chiesa deve "passare attraverso un rigoroso tirocinio che va sotto il nome di competenza linguistica". "Non è più possibile che i comunicatori cristiani studino ed approfondiscano per anni i contenuti della fede e poi ignorino le regole elementari della comunicazione orale e di quella mediatica in specie". Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), intervenendo all'Assemblea plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) in corso a Esztgorm (Budapest).

"Comunicare in un mondo che cambia". "In concreto - ha detto il cardinale Bagnasco - mi pare che il linguaggio simbolico-narrativo che la Chiesa ha sempre utilizzato con estrema disinvoltura (basti pensare alla ricchezza del patrimonio liturgico, alla creatività artistica e specificatamente musicale), debba essere riappreso oggi proprio dall'interno della nostra cultura mediatica. Che ci sia una qualche difficoltà nella nostra prassi ecclesiale è fin troppo evidente". Si tratta quindi di "integrare il messaggio cristiano nella cultura dei media". "Le forme tradizionali di trasmissione della fede legate alla catechesi, alla vita sacramentale e alla testimonianza della carità sono e restano centrali - ha detto l'arcivescovo - ma è necessario che nelle loro modalità espressive sia sempre più tenuta presente l'influenza della cultura mediatica". "Nel caso del Vangelo - ha proseguito il cardinale - ciò significa che per comunicarlo «in un mondo che cambia» si dovrà avere certo una grande familiarità con la grande tradizione cristiana che «non muta», un'intima esperienza spirituale e intellettuale del Vangelo stesso, ma anche un'adeguata comprensione dei linguaggi, degli stili di pensiero e di vita, del clima culturale contemporanei". "Si richiede di tenere bene a mente che la cultura che fa opinione negli ambiti del vivere (affettività , lavoro e tempo libero, fragilità, educazione, cittadinanza) si trasmette in modo sempre più considerevole attraverso il sistema delle comunicazioni e i media".

Un discorso europeo. La sfida dunque è "educare e fare cultura nella società". È "ormai evidente", ha proseguito Bagnasco, che per contrastare "visioni inadeguate e parziali" della fede cristiana e degli stessi valori umani, "è necessario interagire in profondità con il sistema della comunicazione". E questo lo si può fare "coltivando una presenza discreta e autorevole all'interno dei vari segmenti della macchina mediatica: giornali, radio, tv, web". Nel raccontare ai presuli presenti in Ungheria l'esperienza della Chiesa italiana nel campo dei media, il presidente della Cei ha parlato del quotidiano "Avvenire" che, ha detto, "rappresenta un significativo punto di riferimento per il mondo laico e per quello cattolico". Ha ricordato che da "vent'anni" opera "l'agenzia Sir (Servizio Informazione Religiosa) che ormai si è aperta ad un discorso europeo". Per quanto riguarda SirEuropa, il cardinale ha ricordato il suo "essere al servizio delle Chiese europee" con una rete di referenti che consente trasmissioni on line di servizi quotidiani e di approfondimento bisettimanale, in italiano e in inglese. Infine il cardinale ha sottolineato la presenza della Chiesa italiana nella "emittenza satellitare" con Sat2000 e Radio In Blu.
Sull'agenzia SirEuropa sono intervenuti diversi presidenti di Conferenze episcopali per sottolinearne l'utilità e auspicarne il rafforzamento in vista degli impegni che attendono il Ccee, la Comece e le singole Chiese. Evidenziato anche il ruolo dell'agenzia nel dialogo ecumenico, in quello religioso e nei rapporti con le istituzioni europee a Bruxelles (dove SirEuropa ha aperto una sede) e a Strasburgo

La cura e la formazione delle persone. "Garantire un alto profilo qualitativo di tali mezzi - ha detto il card. Bagnasco - vuol dire manifestare attenzione reale per le persone, nella consapevolezza di come il sistema dei media contribuisca a plasmare l'humus culturale e a orientarne lo stesso ethos collettivo". Poi ha aggiunto: "Alla scelta dei mezzi deve corrispondere la cura delle persone che in esse operano". "Dobbiamo dunque investire molto di più come Chiesa - ha concluso Bagnasco - sulla formazione dei laici, sulla loro responsabilità e creatività di credenti, sulla loro capacità di rendere comprensibile il tesoro del Vangelo nelle diverse forme linguistiche oggi più in voga". Ma cosa comunicare? "Dato che il futuro è percepito più come una minaccia che come una promessa, occorre continuare ad annunciare la speranza". "Non è la sicumera né tantomeno la spavalda incoscienza, ma piuttosto la fiducia coraggiosa che sa resistere al non senso e in ultimo alla banalità del male". "La principale virtù del comunicatore ecclesiale - ha concluso l'arcivescovo - deve essere l'entusiasmo, la passione per il reale che - nel bene - è sempre sorprendentemente superiore a quel che viene raccontato abitualmente dai media".