UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un seme di futuro per la Basilicata

La prima Festa di Avvenire realizzata in Basilicata (tra i millenari Sassi di Matera e la Cattedrale di Tursi, dal 26 giugno all’1 luglio e interamente trasmessa in diretta tv e streaming) ha messo in campo una sinergia destinata a dare frutti.
4 Luglio 2017

Un evento di alto spessore culturale, un incontro tra il quotidiano dei cattolici italiani e una comunità, un’occasione di dibattito su temi come occupazione, Mezzogiorno, fenomeno migratorio, famiglia; una riflessione sull'impegno della Chiesa, evidenziato dagli interventi del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti (la Festa è stata aperta dal segretario generale della Cei, Nunzio Galantino), e del segretario generale del Sinodo dei vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri.

La prima Festa di Avvenire realizzata in Basilicata (tra i millenari Sassi di Matera e la Cattedrale di Tursi, dal 26 giugno all’1 luglio e interamente trasmessa in diretta tv e streaming) ha messo in campo una sinergia destinata a dare frutti.

Voluta dall’arcidiocesi di Matera-Irsina, con il concorso di tutte le diocesi lucane, e la collaborazione dell’Associazione Giovane Europa, la Festa ha ottenuto il supporto di soggetti privati: la Cooperativa sociale Auxilium, la Banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari, e l’azienda Bawer. Un «impianto» già pronto a rilanciare l’appuntamento anche nei prossimi anni. E che conta pure sull'apporto del volontariato: a Matera, per esempio, un nutrito gruppo di studenti delle scuole medie superiori ha diffuso il giornale per tutta la settimana.

«Abbiamo vissuto un momento forte di celebrazione comunitaria – dice l’arcivescovo di Matera- Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo –, che ha coinvolto un popolo, quello materano, che mantiene salde le tradizioni del passato ed è impregnato di una cultura di fede. Quanto accaduto non può essere un episodio. Per un motivo molto semplice: la fede non è mai un episodio. Questa Festa – aggiunge il presule – lascia quella consapevolezza che siamo chiamati a coltivare nel tempo: una fede adulta, cioè, per essere sempre più corresponsabili nella Chiesa e fuori di essa».