UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Un silenzio che parla”, il docu-film su san Francesco Spinelli

La pellicola che racconta la vita e il carisma del santo attraverso l’opera delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda
30 Ottobre 2018

Le parole di san Francesco Spinelli arrivano dall'Ottocento, un altro secolo. Le sue Suore Adoratrici del SS. Sacramento, però, sanno che la vita e il carisma del loro fondatore non sono un racconto del passato. Così, in occasione della canonizzazione del 14 ottobre (insieme a Paolo VI), hanno cercato strade e linguaggi nuovi per raccontarlo a tutti, giovani e adulti di oggi. È nata così l'idea di produrre un film, Un silenzio che parla, presentato alla città e alla diocesi di Cremona in un cinema del centro. La regista è Maria Amata Calò, lunga esperienza alla Rai, sguardo 'esterno' sulla vita dell'istituto religioso fondato da padre Spinelli. È quello sguardo che le suore di Rivolta d'Adda hanno cercato per 'tradurre' la loro vita e la loro vocazione in una narrazione nuova.
Una sfida non semplice: raccontare l'impegno quotidiano delle religiose a fianco degli emarginati della società, dei malati e delle ragazze in lotta con una dipendenza, o nelle aule delle scuole per l'educazione dei bambini, richiede di andare al cuore dell'intuizione di san Francesco Spinelli. Significa trovare il modo per comunicare il mistero dell'Eucaristia. La regista ci riesce attraverso la bellezza delle immagini che mostrano i luoghi della vita del santo, da Santa Maria Maggiore a Rivolta, e i volti delle suore che raccontano la bellezza di una scelta di servizio. Sono poi le parole scritte dal fondatore e l'utilizzo di sequenze cinematografiche dal forte impatto simbolico a condurre lo spettatore nella Cappella dell'Adorazione, dove le religiose, spose di Cristo, in ginocchio davanti all'altare trovano il senso della loro chiamata quotidiana.
Così, attraverso un linguaggio nuovo, tra cinema e reportage, il messaggio di un santo fatto di opere concrete e di parole, ma soprattutto di un silenzio contemplativo, arriva fino a noi. Dall'Ottocento al secolo dell'immagine. Perché - spiegano le religiose - "il tempo passa, ma il dono dello Spirito rimane".

(Filippo Gilardi)

da Avvenire del 30 ottobre 2018, pag. 20