UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un social network
per “cambiare il mondo”

«La Facebook del non profit»: questo si propone di essere Jumo, una piattaforma ideata da Chris Hughes (uno dei fondatori di Facebook) per creare contatti fra associazioni e volonta­ri, fra gruppi con interessi simili e fra giornalisti in cerca di notizie e storie.
6 Maggio 2011
«Quattro senza tetto rac­contano la loro vita di tutti i giorni su Twit­ter». «Sottovalutare la malattia mentale comporta costi e­normi per la società, ecco come cambiare le cose». Sono solo due dei titoli comparsi nello stesso giorno, di recente, su www.jumo.com, un nuovo sito internet che vuole portare la soli­darietà per gli emarginati al centro del dibattito sociale. Jumo è una piattaforma creata da Chris Hughes, uno dei fondatori di Facebook, e si propone infatti come «la Facebook del non profit». Non lo fa però chie­dendo soldi via Internet, bensì u­sando i meccanismi ormai collau­dati dei social network per creare contatti fra associazioni e volonta­ri, fra gruppi con interessi simili, e fra giornalisti in cerca di notizie e storie in cerca di una voce. È più fa­cile ignorare i bisogni altrui se non ce li si trova davanti agli occhi, è l’idea al­la base del progetto. «Più direttamente u­na persona è colle­gata a una tematica alla quale tiene, più alte sono le probabi­lità che rimanga coinvolta attivamente in quel set­tore, per lungo tempo», è la teoria del 27enne Hughes (che è stato an­che il coordinatore di My.BarackO­bama.com, il sito-chiave della cam­pagna elettorale che ha portato O­bama alla Casa Bianca).

 
 
Jumo, che è ancora nella fase speri­mentale, o 'Beta', permette ai suoi membri di valutare le associazioni di volontariato e le cause benefiche che usano il sito per farsi conosce­re, usando un sistema che ne misu­ra l’efficacia, le dimensioni, la pre­senza in vari Paesi, la disponibilità di fondi o il bisogno di volontari.
 
Jumo si propone anche come il por­tale cui rivolgersi in caso di calamità naturali o guerre per individuare i canali attraverso i quali dirigere gli aiuti. E sebbene la sua missione principale è la divulgazione di infor­mazioni qualificate, non la rac­colta di fondi, si propone an­che la sfida di aumentare il nu­mero delle donazioni fatte via Internet, che per ora rappre­sentano solo il 6% della bene­ficienza fatta a livello mondia­le. In questo senso il vantaggio che Jumo (che vuol dire 'unir­si' in lingua Yoruba) può offri­re ai suoi utenti è quello di trac­ciare le proprie donazioni per verificarne la destinazione.
 
Con Facebook, Jumo ha in comu­ne alcune funzioni, come i «Mi pia­ce » e la possibilità di 'seguire' or­ganizzazioni e associazioni trami­te aree tematiche. Proprio come Facebook, inoltre, ogni utente ha una bacheca dove segnalare con­dividere link, articoli, video e, so­prattutto, progetti. Ma, a differen­za del sito in blu, Jumo, che può contare già sulla partecipazione di 5000 organizzazioni, è un’entità senza scopo di lucro. Alla radice del progetto resta l’ambizione di Hu­ghes che dopo aver cambiato il mo­do di comunicare di milioni di per­sone, ora, con Jumo, si propone di «cambiare il mondo».