«Quattro senza tetto raccontano la loro vita di tutti i giorni su Twitter». «Sottovalutare la malattia mentale comporta costi enormi per la società, ecco come cambiare le cose». Sono solo due dei titoli comparsi nello stesso giorno, di recente, su
www.jumo.com, un nuovo sito internet che vuole portare la solidarietà per gli emarginati al centro del dibattito sociale. Jumo è una piattaforma creata da Chris Hughes, uno dei fondatori di Facebook, e si propone infatti come «la Facebook del non profit». Non lo fa però chiedendo soldi via Internet, bensì usando i meccanismi ormai collaudati dei social network per creare contatti fra associazioni e volontari, fra gruppi con interessi simili, e fra giornalisti in cerca di notizie e storie in cerca di una voce. È più facile ignorare i bisogni altrui se non ce li si trova davanti agli occhi, è l’idea alla base del progetto. «Più direttamente una persona è collegata a una tematica alla quale tiene, più alte sono le probabilità che rimanga coinvolta attivamente in quel settore, per lungo tempo», è la teoria del 27enne Hughes (che è stato anche il coordinatore di My.BarackObama.com, il sito-chiave della campagna elettorale che ha portato Obama alla Casa Bianca).
Jumo, che è ancora nella fase sperimentale, o 'Beta', permette ai suoi membri di valutare le associazioni di volontariato e le cause benefiche che usano il sito per farsi conoscere, usando un sistema che ne misura l’efficacia, le dimensioni, la presenza in vari Paesi, la disponibilità di fondi o il bisogno di volontari.
Jumo si propone anche come il portale cui rivolgersi in caso di calamità naturali o guerre per individuare i canali attraverso i quali dirigere gli aiuti. E sebbene la sua missione principale è la divulgazione di informazioni qualificate, non la raccolta di fondi, si propone anche la sfida di aumentare il numero delle donazioni fatte via Internet, che per ora rappresentano solo il 6% della beneficienza fatta a livello mondiale. In questo senso il vantaggio che Jumo (che vuol dire 'unirsi' in lingua Yoruba) può offrire ai suoi utenti è quello di tracciare le proprie donazioni per verificarne la destinazione.
Con Facebook, Jumo ha in comune alcune funzioni, come i «Mi piace » e la possibilità di 'seguire' organizzazioni e associazioni tramite aree tematiche. Proprio come Facebook, inoltre, ogni utente ha una bacheca dove segnalare condividere link, articoli, video e, soprattutto, progetti. Ma, a differenza del sito in blu, Jumo, che può contare già sulla partecipazione di 5000 organizzazioni, è un’entità senza scopo di lucro. Alla radice del progetto resta l’ambizione di Hughes che dopo aver cambiato il modo di comunicare di milioni di persone, ora, con Jumo, si propone di «cambiare il mondo».