UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una bella storia di “cyber-riscatto”

Gigio Rancilio racconta sulle colonne di Avvenire la commovente storia di Patrick, giovane programmatore informatico dal cuore generoso, e di Leo, un homeless che grazie al suo amico riesce a riprendere in mano le redini della propria vita. E diventa, a sua volta, un programmatore.
18 Dicembre 2013
Questa è una storia di riscatto. Anzi, di cyber­riscatto. Una storia di computer e di codici informatici. Di slanci e di (ri)cadute. Ma soprattutto è una storia di umanità. Leo Grand era uno dei tanti homeless d’America. Un senza tetto, che viveva per le strade di New York, dopo avere perso due anni prima il lavoro. In un caldo giorno di fine agosto gli si avvicinò un ragazzo.
Aveva in mano una banconota. Una bella banconota da 100 dollari. Gli occhi di Leo si illuminarono. Non poteva immaginare che, di lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata.
«Ti faccio una proposta – gli disse il ragazzo –. Voglio aiutarti sul serio. Preferisci avere 100 dollari subito o due mesi di lezioni per imparare a fare il programmatore di computer?». Leo, che ha 37 anni, ci pensò qualche secondo che sembrò a entrambi lunghissimo. «Io non so nulla di computer. Ma mi piacerebbe trovare un lavoro e riscattarmi. Accetto».
Una stretta di mano siglò il loro patto. E pochi giorni dopo lo sconosciuto benefattore invitò Leo alla prima lezione. «Mi chiamo Patrick. Patrick McConlogue, ho 23 anni e faccio il programmatore di computer. Era da un po’ che ti incontravo ma non sapevo come darti una mano. Non volevo farti beneficenza, ma aiutarti davvero. Finché non mi è venuto in mente ti offrirti di condividere ciò che so fare».
I primi due mesi di lezioni, complice il bel tempo, si sono svolti su un tavolo all’aperto, in un parco vicino a Chelsea Piers dove Grand dormiva di solito. Ogni mattina, Patrick si presentava da Leo e i due studiavano per un’ora. Davanti loro c’erano libri e un computer portatile molto economico. C’era tanta pazienza e molto altro.
E così i mesi di lezione diventarono tre. Ma una mattina la polizia arrestò Leo per violazione di proprietà. Aveva dormito su una panchina del parco, durante l’orario di chiusura. Quando Leo venne arrestato, protestò per un unica cosa: gli agenti, credendo l’avesse rubato, gli avevano confiscato il computer portatile sul quale studiava. «Ho un lavoro da finire», ripeteva Leo. E nessuno gli credeva. Finché non arrivò Patrick. E, per la seconda volta, lo salvò.
Poco a poco la loro storia si è diffusa sul web. Qualcuno ha creduto fosse una montatura pubblicitaria. Qualcun altro una favola. Intanto il caldo se n’era andato. Le lezioni continuavano, ma diventata sempre più difficile tenerle all’aperto. Così il capo di Patrick ha messo a disposizione dei due un ufficio.
«È stata l’esperienza più gratificante della mia vita», ha dichiarato Patrick al sito americano Mashable. «Grazie a questo atto d’amore la mia vita sta per cambiare davvero», ha aggiunto Leo. Già perché l’ex homeless Grand nel frattempo ha ideato la sua prima applicazione per smartphone e – con l’aiuto di Patrick – l’ha appena messa in vendita sull’App Store della Apple e su quello di Google. Ora che l’applicazione ha raccolto migliaia di sostenitori, ha deciso di non fermarsi. E nemmeno McConlogue, che ha lanciato un progetto molto più grande.
Insieme a 150 programmatori offrirà lezioni di informatica per beneficenza a persone che vogliono riscattarsi. «Perché la vera beneficenza è condividere davvero ciò che si ha e si sa».
 
Gigio Rancilio