UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una contro-narrazione per i discorsi d’odio online

Webinar sull'odio online promosso da Mediavox: disponibile il video completo.
16 Dicembre 2020
Impegnarsi per una contro-narrazione che contrasti i discorsi d’odio online. È questa la sfida a cui sono chiamati gli operatori della comunicazione, i giovani e quanti, all’interno di associazioni e movimenti ecclesiali, si occupano di social media, sintetizzata da Agostino Giovagnoli, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, a conclusione del primo Webinar sul tema promosso da Mediavox.


Occorre puntare “sulla formazione e sulla conoscenza di un ambiente che tutti abitiamo e, molto spesso, ignoriamo”, ha sottolineato Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. “La comunicazione diventa quel ponte invisibile tra desideri e paure. Non si tratta di una semplice transizione da un sentimento all'altro, ma di una relazione intima e profonda. Ed è qui che si gioca la progettazione di una possibile ‘rinascita’”, ha spiegato Corrado per il quale “comunicare e informare bene, rispettando l’etica e la deontologia, è il primo passo da compiere”.
È fondamentale “educare alla responsabilità sia lo spettatore, formandolo ad un pensiero critico, sia il produttore culturale che ciascuno è nel momento in cui ha uno smartphone in mano”, gli ha fatto eco Stefano Pasta, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’odio online, ha ricordato Gianfranco Cattai, coordinatore di Retinopera, “può compromettere la convivenza civile”. Del resto, esso riguarda “l’attacco a singoli o gruppi che sono espressione di minoranze, ha una dimensione pubblica, ha un contenuto d’odio, ha la volontà di provocare danni, di nuocere e di incitare alla violenza”, ha rilevato Milena Santerini, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Il discorso d’odio – ha continuato - ha come bersaglio la razza, il colore, l’età, la disabilità, il sesso, la nazionalità e colpisce personaggi noti, persone vulnerabili, malati o soggetti con difetti fisici”. Non solo: “si muove sul piano delle emozioni, è sempre più evidente e ha una forte persistenza”. Gli haters, ha osservato Santerini, “sono troll, ovvero persone che provocano, ideologi, teorici della cospirazione, gruppi organizzati che agiscono per denaro, odio, potere, per creare polarizzazioni, destabilizzare le istituzioni o per divertimento”. Per contrastare questo fenomeno, è necessario agire “sui manipolatori, sugli esecutori, sugli spettatori e ovviamente sulle vittime”.
Per Michele Kettmajer, presidente dell’Istituto di ricerca e sviluppo sull’informazione MediaCivici, la strada “non facile” da percorrere è quella di individuare modalità che non riducano la libertà di espressione né giustifichino questi comportamenti, ma aiutino a costruire una coscienza comune.