L’inizio degli esami di maturità è un vero e proprio rito collettivo: il coinvolgimento si allarga dagli studenti chiamati a questa prima grande prova a quanti si sono confrontati con questa esperienza nella loro vita. In questo esercizio di memoria, tra il presente e il passato, si innesta quella sana curiosità per le tracce della prova di italiano. La carica emotiva, quest’anno, è ampia sia per il tema argomentativo ispirato da un articolo sul “rispetto” di Riccardo Maccioni, giornalista di Avvenire, sia per quello di attualità stimolato dal testo “L’indignazione è il moto del mondo social. Ma serve a qualcosa?”, di Anna Meldolesi e Chiara Lalli (7-Sette). Entrambi gli spunti interpellano la comunicazione in profondità, andando al nocciolo della questione, ovvero il linguaggio. La presa di coscienza sulla sua importanza, non strumentale o funzionale, ma vitale e radicale, sarebbe un’ottima prima risposta alla babele verbale. Il confronto con le tracce proposte per gli esami chiama in causa la responsabilità di tutti, non solo dei maturandi. Con l’augurio che il rito collettivo diventi pensiero e azione conseguente.
Vincenzo