UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una Quaresima insieme ai libri

La lettura di un buon libro può essere di grande aiuto per vivere bene la Quaresima. Il parroco e i collaboratori laici della parrocchia po­trebbero svolgere una pre­ziosa opera di “carità dell’intelligenza”…
22 Febbraio 2012
Avvicinandosi la Qua­resima – in un 2012 oltretutto di partico­lare valenza pastorale e spi­rituale, per l’apertura ad ot­tobre dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI –, uno spazio da dedicare alla riflessione e alla meditazio­ne dovrebbe costituire un o­biettivo primario per tutti. A questo fine, anche la lettura di un buon libro può essere di grande aiuto. Il parroco, i coadiutori e i collaboratori laici della parrocchia po­trebbero in queste settima­ne svolgere un’opera pre­ziosa nel consigliare qualche testo che ritengono più a­datto per rendere il tempo della Quaresima spiritual­mente ricco e coinvolgente. Meglio, poi, se riuscissero anche a organizzare fuori della chiesa un banco ven­dita delle novità librarie che intendono proporre, dato che – come si sa – pochi han­no l’abitudine o la possibilità di andare in libreria, mentre invece trovarsi comoda­mente dei libri davanti può essere uno stimolo a pren­derli in considerazione e ad acquistarli. Se infine si fa­cesse l’ulteriore sforzo di leg­gere, commentare e discu­tere insieme in parrocchia un determinato testo rite­nuto particolarmente valido e accessibile, si chiudereb­be il cerchio di un servizio di animazione culturale effica­ce.

Realizzare queste semplici e utili cose sembrerebbe per­fino ovvio e quasi banale; probabilmente invece non è così in gran parte dei casi. Non tanto per difficoltà pra­tiche, né perché non si sap­pia cosa consigliare. Proprio in questi giorni, tra l’altro, sta per essere varata un’inizia­tiva di Famiglia cristiana , la «Biblioteca universale cri­stiana », che vorrebbe ap­punto andare incontro alle esigenze di cui s’è detto. Il motivo della noncuranza o dell’indifferenza nasce piut­tosto dal fatto che non si è convinti che la lettura sia un momento importante an­che nei processi di educa­zione alla fede e di ap­profondimento delle verità cristiane. In pratica – come ebbe a dire una volta mon­signor Giulio Sanguineti –, bisognerebbe «far nascere nelle nostre parrocchie gruppi di persone, magari giovani, coscienti che la ca­rità dell’intelligenza è una forma sublime di volonta­riato e di servizio al Vangelo, importante quanto racco­gliere fondi per le missioni o aiutare anziani e ammalati». Se in parrocchia si arriva a capire che anche questo la­voro culturale è un servizio che si fa alla comunità per aiutarla a vivere più consa­pevolmente la propria fede, allora vuol dire che si è ca­paci di allargare lo sguardo a tutte le realtà pastorali. Vuol dire anche che non si pensa solo in termini tecno­logici e che non ci si limita a comunicare la fede con i nuovi strumenti informatici e digitali (pur formidabili e necessari per l’informazio­ne, la comunicazione e il dialogo su vasta scala), ma che si attribuisce ancora al libro nella sua forma tradi­zionale un peso e un valore essenziale di conoscenza e di testimonianza.

Detto questo, sembra però necessario, in un organico disegno di pastorale della cultura, avviare a livello na­zionale una capillare opera di sensibilizzazione alla let­tura, che si dovrebbe poi tra­durre, nelle diocesi e nelle singole parrocchie, in una significativa presenza e ani­mazione dei testi più im­portanti della teologia, del­la spiritualità e della lettera­tura cristiana. Questo lavo­ro si configurerebbe così co­me un progetto unitario, fi­nalizzato a una formazione complessiva e articolata, che si acquisisce prima di tutto studiando, allenandosi alla ricerca, esercitandosi alla lettura, mettendosi a discu­tere, dando impulso a bi­blioteche parrocchiali de­gne di tale nome, creando occasioni d’incontro con gli autori, proposte di orienta­mento bibliografico, servizi di vendita, almeno occasio­nali, di libri... Sempre allo scopo di promuovere e fa­vorire la coltivazione spiri­tuale e culturale di sé, anche per essere più preparati ad affrontare le sfide e i proble­mi della società di oggi. Cre­do che, all’interno di questa prospettiva, ci sia una re­sponsabilità da percepire e dunque anche un compito da attuare per gli anni a ve­nire.