Realizzare queste semplici e utili cose sembrerebbe perfino ovvio e quasi banale; probabilmente invece non è così in gran parte dei casi. Non tanto per difficoltà pratiche, né perché non si sappia cosa consigliare. Proprio in questi giorni, tra l’altro, sta per essere varata un’iniziativa di Famiglia cristiana , la «Biblioteca universale cristiana », che vorrebbe appunto andare incontro alle esigenze di cui s’è detto. Il motivo della noncuranza o dell’indifferenza nasce piuttosto dal fatto che non si è convinti che la lettura sia un momento importante anche nei processi di educazione alla fede e di approfondimento delle verità cristiane. In pratica – come ebbe a dire una volta monsignor Giulio Sanguineti –, bisognerebbe «far nascere nelle nostre parrocchie gruppi di persone, magari giovani, coscienti che la carità dell’intelligenza è una forma sublime di volontariato e di servizio al Vangelo, importante quanto raccogliere fondi per le missioni o aiutare anziani e ammalati». Se in parrocchia si arriva a capire che anche questo lavoro culturale è un servizio che si fa alla comunità per aiutarla a vivere più consapevolmente la propria fede, allora vuol dire che si è capaci di allargare lo sguardo a tutte le realtà pastorali. Vuol dire anche che non si pensa solo in termini tecnologici e che non ci si limita a comunicare la fede con i nuovi strumenti informatici e digitali (pur formidabili e necessari per l’informazione, la comunicazione e il dialogo su vasta scala), ma che si attribuisce ancora al libro nella sua forma tradizionale un peso e un valore essenziale di conoscenza e di testimonianza.
Detto questo, sembra però necessario, in un organico disegno di pastorale della cultura, avviare a livello nazionale una capillare opera di sensibilizzazione alla lettura, che si dovrebbe poi tradurre, nelle diocesi e nelle singole parrocchie, in una significativa presenza e animazione dei testi più importanti della teologia, della spiritualità e della letteratura cristiana. Questo lavoro si configurerebbe così come un progetto unitario, finalizzato a una formazione complessiva e articolata, che si acquisisce prima di tutto studiando, allenandosi alla ricerca, esercitandosi alla lettura, mettendosi a discutere, dando impulso a biblioteche parrocchiali degne di tale nome, creando occasioni d’incontro con gli autori, proposte di orientamento bibliografico, servizi di vendita, almeno occasionali, di libri... Sempre allo scopo di promuovere e favorire la coltivazione spirituale e culturale di sé, anche per essere più preparati ad affrontare le sfide e i problemi della società di oggi. Credo che, all’interno di questa prospettiva, ci sia una responsabilità da percepire e dunque anche un compito da attuare per gli anni a venire.