UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una riflessione da don Palermo

La Giornata delle comunicazioni sociali è l’unica celebrazione mondiale, pensata e istituita dal Concilio Vaticano II, viene celebrata ogni anno, dall’intera Chiesa, nella Domenica dell’Ascensione. La Chiesa celebra questa giornata sostanzialmente per tre motivi: per riflettere e verificare la sua situazione comunicativa, per invitare a sostenere con la preghiera l’intera pastorale della comunicazione e a cooperare in questo fondamentale impegno pastorale (cfr il n°18 di Inter Mirifica).
18 Maggio 2015

La Giornata delle comunicazioni sociali è l’unica celebrazione mondiale, pensata e istituita dal Concilio Vaticano II, viene celebrata ogni anno, dall’intera Chiesa, nella Domenica dell’Ascensione. La Chiesa celebra questa giornata sostanzialmente per tre motivi: per riflettere e verificare la sua situazione comunicativa, per invitare a sostenere con la preghiera l’intera pastorale della comunicazione e a cooperare in questo fondamentale impegno pastorale (cfr il n°18 di Inter Mirifica). Ogni Giornata è sempre dedicata ad un tema comunicativo. Il tema, ogni anno, è pensato ascoltando e guardando il contesto storico in cui si trova a vivere la comunità ecclesiale. Celebrare questa Giornata, è occasione non solo per riflettere sull’azione comunicativa della Chiesa ma anche per migliorare e maturare il nostro essere umano che vive sempre di “comunicazione” (cfr il n°105 del Direttorio per le comunicazioni sociali).

Il messaggio di Papa Francesco per la 49° Giornata
 “Comunicare la famiglia:
ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”, è questo il tema del messaggio per la 49° Giornata delle Comunicazioni Sociali. Ascoltare le parole del Papa diventa occasione preziosa per migliorare la nostra comunicazione e per comprendere meglio la famiglia come scuola di comunicazione. Innanzitutto il Papa ribadisce che la famiglia è il primo luogo dove impariamo a comunicare, qui la nostra comunicazione può crescere in autenticità e umanità. La famiglia ci insegna a comunicare attraverso un dialogo che s’intreccia con il linguaggio del corpo. Per far capire questa dinamica il Papa racconta, nel suo messaggio, la visita di Maria alla cugina Elisabetta, dove l’incontro e il dialogo fa esultare tutti di gioia.
La gioia, per il Papa, è il segno per riconoscere se una comunicazione è autentica e umana. La gioia di andare verso l’altro è la forza vitale che attiva la comunicazione umana. Questa gioia la possiamo sperimentare in maniera piena nel grembo familiare, la sperimentiamo ancor prima di venire al mondo, nel grembo materno dove l’ascolto e il contatto corporeo, del grembo che ci ospita, diventa la prima scuola di comunicazione. La gioia di andare verso l’altro ci permette anche di scoprire l’altro e di costruire le relazioni e questo avviene se c’è vera comunicazione. In famiglia la capacità dell’abbracciarsi, del sostenersi e dell’accompagnarsi permette non solo di imparare a comunicare ma a costruirsi grazie alla forza della comunicazione.
Il Papa conclude invitandoci a reimparare a raccontare e non soltanto a produrre e consumare informazioni. L’informazione è importante ma non basta, perché troppo spesso semplifica, contrappone le differenze, non tiene conto della prossimità. La famiglia, continua il papa, è l’ambiente in cui s’impara a comunicare in una prossimità che tiene conto delle differenze, da intenderle come qualità che danno colore alla comunicazione. La prossimità non è assenza di sofferenze e di difficoltà ma è desiderio di gioire con i propri familiari. La famiglia più bella, sostiene il papa, è quella che sa comunicare testimoniando questa prossimità.

I media digitali e la famiglia
Il Papa ci ricorda anche che i media digitali, se vissuti in maniera “umana”, sono occasioni per amplificare e diffondere la bellezza umana della comunicazione. La famiglia oggi non viene valorizzata dai media. Il prof.re M. Padula, in un’intervista al network di informazione Aleteia, sostiene che “serve una svolta” riguardo la comunicazione della famiglia nei media, “abbiamo bisogno di più responsabilità e meno distorsione della realtà”, sembra che nei media si parli più di prospettiva “gender” che di famiglia.
I media non dobbiamo considerarli come i “nemici” della comunicazione in famiglia, come se siano la causa della rottura comunicativa tra genitori e figli. La comunicazione nei media non crea uno scollamento tra l’identità digitale e il modo di essere reale nel mondo fisico. I social media, sostiene M. Padula, dobbiamo concepirli come “proiezioni dell’uomo e non soggetto attivo, perché sono il riflesso delle sue intenzioni, delle sue gioie e delle sue tristezze.” Pertanto la difficoltà comunicativa in famiglia è dovuta non tanto per la presenza dei media ma per la mancanza di una vera prossimità tra i vari familiari. Una recente ricerca (Pew Internet and American Life Project 2013) dimostra che Facebook può divenire un inedito luogo di mediazione familiare nel quale genitori e figli esercitano in maniera performativa la loro relazione e negoziare, attraverso i messaggi mediali, un comune universo simbolico, affettivo e valoriale. Abbiamo, in realtà, bisogno di comunicatori online e offline che sappiano narrare e testimoniare la bellezza e la gioia della vita familiare.

don Alessandro Palermo

(leggila nel sito della diocesi...)