UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una serata verso Firenze

«Uscire, incontrare, rischiare». Sono le parole chiave emerse mercoledì sera (8 aprile) durante «La Chiesa italiana a Firenze: quale la posta in gioco?», incontro pubblico con cui la diocesi di Savona-Noli ha iniziato a prepararsi al V Convegno ecclesiale nazionale di novembre. A confrontarsi sul palco del teatro Don Bosco, monsignor Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei, e il docente di teologia Andrea Grillo, i quali hanno analizzato le sfide che attendono la Chiesa italiana nei prossimi anni alla luce dell’appuntamento fiorentino.
10 Aprile 2015

«Uscire, incontrare, rischiare». Sono le parole chiave emerse mercoledì sera (8 aprile) durante «La Chiesa italiana a Firenze: quale la posta in gioco?», incontro pubblico con cui la diocesi di Savona-Noli ha iniziato a prepararsi al V Convegno ecclesiale nazionale di novembre. A confrontarsi sul palco del teatro Don Bosco, monsignor Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei, e il docente di teologia Andrea Grillo, i quali hanno analizzato le sfide che attendono la Chiesa italiana nei prossimi anni alla luce dell’appuntamento fiorentino.
«Se non fosse arrivato Francesco avrei forse detto cose diverse, ma tutti siamo consapevoli che quella sera di marzo qualcosa è cambiato – ha affermato Pompili – il Papa partirà da Prato e questo prologo è significativo: vuol dire guardare dal basso verso l’alto». «La strada non è disegnare in astratto i confini di un nuovo umanesimo, ma partire dalle testimonianze, dalle esperienze di vita buona del Vangelo – ha proseguito – abbiamo già avuto oltre duecento risposte a questo invito». Proprio l’influenza del Papa sul Convegno è stato al centro dell’intervento di Grillo. «Emerge la coincidenza tra i 50 anni dalla conclusione del Vaticano II e Francesco: con lui la Chiesa conciliare diventa immediatamente possibile – ha spiegato –. Il documento che prepara Firenze risente del suo stile e soprattutto dell’Evangelii gaudium e le cinque vie proposte per il Convegno possono essere così interpretate: uscire come prendere l’iniziativa con una Chiesa che si deve privare dell’autoreferenzialità; annunciare, ma non ex cathedra, non un giudizio espresso sull’altro; abitare, ma anzitutto la strada; educare sì, ma anche lasciarsi educare e infine trasfigurare e celebrare, non come atto formale, ma condivisione di pane e calice». «Uscire, dismettere l’atteggiamento di guardare le cose a distanza, concedersi l’incontro diretto – ha commentato da parte sua Pompili – annunciare la missione della Chiesa, riportare al Vangelo; abitare, un tempo caratteristica del cattolicesimo italiano, ovvero lavorare nel territorio; educare, tornare sulla qualità più che sulla quantità apprezzando il lavoro spesso conosciuto con cui formiamo le persone e infine trasfigurare, trasformare la domenica in qualcosa di alternativo a tutto il resto, facendone una questione di vita». Pompili ha poi declinato questa dimensione dell’apertura anche alla rete, spiegando che quello di Firenze sarà in pratica il primo Convegno 'social': «Internet sprovincializza la Chiesa introducendola in territori non abituali, se si vuole parlare ai nostri contemporanei non si può parlare un’altra lingua – ha concluso – si sta sulla rete perché lì si incontra la gente, per cercare un confronto, senza paura dei rischi».