Era il 1879 e nasceva ad Alessandria il settimanale Verità e fede. L’idea era venuta al vescovo Pietro Giocondo Salvay, in un contesto non facile. I giornali cittadini – e in gran parte la politica – fin da subito si schierarono contro il settimanale, definendolo «giornale pretino». Il direttore, don Giuseppe Prelli, difese l’iniziativa in modo arguto e vivace parlando della necessità di «un’azione sociale e cattolica». Da allora il giornale ha cambiato diverse volte il nome (tra gli altri, L’Ordine e poi La libertà , sino a La voce alessandrina, nel 1940) ed è spesso stato ostacolato, soprattutto quando ha espresso opinioni, avanzato proposte e suscitato riflessioni in ambito sociale e politico.
Tra le figure più rilevanti emerge quella di Carlo Torriani: guidò il giornale a più riprese fino al 1958, traghettandolo attraverso il Ventennio e la guerra. Con i suoi articoli infiammati, denunciò angherie, miserie e sopraffazioni: per questo subì schiaffi e violenze, cui rispose con il perdono cristiano ma anche con risolutezza, partecipando all’impegno politico del Partito Popolare.
Seguendo anche il suo esempio, La voce alessandrina continua oggi a raccontare un territorio e la sua gente, interpretando i cambiamenti sociali. «Stiamo assistendo – spiega il direttore Marco Caramagna – all’integrazione dei diversi media ed è necessaria una concezione dell’informazione che parta dalla consapevolezza che nessun uomo è un’isola e nulla può essere nascosto. Aiutare nel discernimento è possibile».
E così, dopo 135 anni, l’avventura de La voce prosegue con entusiasmo e determinazione. «Una storia gloriosa – dice il vescovo di Alessandria, Guido Gallese – che attesta l’attenzione della Chiesa locale verso le comunicazioni sociali, intese come via di evangelizzazione. Raccogliendo anche il testimone di monsignor Luigi Riccardi, direttore appassionato e convinto scomparso da pochi giorni, moltiplichiamo ancora i nostri sforzi in questo ambito, attraverso l’annuncio diretto e indiretto di Cristo. In fondo, una buona notizia è anche un buon Vangelo».