UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Va in rete una rivoluzione
che invade tutti i campi

C’è un altro evento dentro l’evento politico dei referendum, ed è la vittoria dei nuovi mezzi di comunicazione. Il direttore di Avvenire ha parlato di «macchina delle sberle». Questa macchina ha scavalcato la tv e i tg nel creare opinione politica.
16 Giugno 2011
C’è un altro evento dentro l’evento politico dei referendum, ed è la vittoria dei nuovi mezzi di comunicazione. Il direttore di Avvenire ha parlato di «macchina delle sberle». Questa macchina ha scavalcato la tv e i tg nel creare opinione politica. In alto, c’era chi faceva contrapposte scelte tattiche, in basso cresceva una rete di contatti telematici, in Facebook e Twitter e nei blog. Sto leggendo le dichiarazioni di un assessore del Pd, cattolico, che nel fine settimana elettorale era a Napoli, al congresso nazionale del Centro Turistico Acli. Dice: «Al venerdì tutti i presidenti regionali e provinciali delle Acli sono rientrati velocemente nelle loro sedi di provenienza, per chiudere la campagna referendaria. Si sono spesi tutti, scout dell’Agesci, membri dell’Azione Cattolica, soci degli enti sportivi». Qual era la forza che li collegava, e che permetteva loro di contattare una larga base? La stessa che diede già prova di sé nel 2005 allora per bocciare un referendum: l’associazionismo. Lavorare in un’associazione si conferma più efficace che lavorare in un partito. Le associazioni sono la sede del volontariato, e nel volontariato non si lavora per qualcuno, ma per tutti. E si tende a comunicare con tutti. La nuova comunicazione usa i mezzi della rete.

In questi referendum i nuovi mezzi di aggregazione han trovato il collaudo. Non si fermeranno qui. Il loro destino è estendersi al campo dell’istruzione, dell’arte, dell’informazione, dei libri, dell’editoria. Ci sono libri che si diffondono senza che i giornali o le tv li appoggino, solo perché i blog e Facebook e le conversazioni radio (efficace, per i libri, Fahrenheit) ne parlano. Ci sono blog di discussione di libri con migliaia di interlocutori.
Lentamente si trasformano in case editrici. Lo scrittore Giulio Mozzi, che esordì con Einaudi e fu finalista allo Strega, si è messo a curare edizioni on­line, che hanno un catalogo, un archivio e una storia. C’è una serie di blog, a cui collabora Renzo Montagnoli, che pubblicano giudizi critici che valgono come quelli dei giornali. Un altro blogger, Massimo Maugeri, ha raccolto un’antologia di discussioni internettiane nel volume «Letteratitudine». Siamo dunque di fronte a una rivoluzione comunicativa che invade il campo politico e il campo culturale.
Domanda per il campo politico: può questa rivoluzione rendere più democratica l’informazione? Sì, e si è visto con i referendum: il fatto che il quorum sia stato raggiunto e che abbia vinto il sì nella misura del 95% mostra che un’ampia fetta di popolo ha trovato il modo per convocarsi ed esprimersi.
Seconda domanda, nel campo culturale: questa è la rivoluzione che porterà ai libri digitali e farà sparire i libri su carta. Si può amarla? Non amiamo noi i libri su carta? Le copertine, i caratteri, le collane, le sigle editoriali? Non proviamo tristezza quando entriamo in una casa e scopriamo che non ha libri? Ah sì, è così. Ma l’epoca dell’e-book, che molti temono, non è la fine degli incontri con i libri, è una accelerazione. Molti anni fa, quando non si parlava di e-book, avevo letto su un giornale una citazione da Darwin, «L’evoluzione delle specie», in cui si diceva che il tabù dell’incesto fu introdotto dall’umanità nell’età dei primi villaggi e della prima agricoltura, perché l’umanità s’era accorta che il sesso libero disgregava le famiglie. Il tabù dell’incesto fu benefico per la formazione delle famiglie. Per rintracciare il concetto nel libro, ho speso una settimana a scorrerlo riga per riga. Se avessi avuto il libro in e­-book, avrei fatto una ricerca dei termini «tabù» e «incesto», e in tre minuti avrei svolto la ricerca. Tutto sarà in Internet. Come in ogni rivoluzione, qualcosa si perde, qualcosa si guadagna. Possiamo soffrirne o goderne, ma la storia non si ferma.