UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Venezia: Scola invita i comunicatori a rimanere in ascolto del prossimo

Il patriarca Scola con Calabresi: ritrarre la realtà non basta, occorre essere promotori della «vita buona»
25 Gennaio 2010
Interpretare sempre i fat­ti in favore del prossimo, come suggerisce san Francesco di Sales. È l’invito che il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, ha fatto ai giornalisti incontrati in oc­casione della festa del patro­no. Prima la Messa nella crip­ta della Basilica di San Mar­co, poi l’intervista del diret­tore de La Stampa , Mario Ca­labresi, con il patriarca.
  « Non credo che, nel vostro mestiere – ha spiegato Scola – si possa separare l’infor­mazione dalla sua forza so­ciale. Perciò voi siete infor­matori e inesorabilmente co­struttori o decostruttori del­la vita buona». E se il giorna­lista pretende soltanto di fo­tografare la realtà, Scola so­stiene che « questo non ba­sta » perché la promozione della vita buona «non tocca solo al politico piuttosto che all’operatore economico o a quello sociale » , ma anche a chi informa. Altrimenti si ri­schia – secondo il patriarca – il delirio di onnipotenza, in quanto «la realtà è testarda» e nessuno, proprio nessuno «riesce a manipolarla». Se Ca­labresi osserva che il giorna­lismo gridato, dai titoli ec­cessivi, «non è detto che fac­cia vendere una copia in più», Scola invita a non lasciarsi catturare dall’ «ossessione dell’audience». E questo per­ché l’ossessione – secondo Scola – «porta a scavare il più possibile nel torbido, per guadagnare lettori o ascolta­tori». Per il patriarca, dunque, « è contro questo trend che un giornalismo innovativo e ca­pace di futuro dovrebbe rea­gire, appoggiandosi all’affer­mazione del patrono san Francesco di Sales che di fronte ai fatti, dai mille a­spetti, è criterio intelligente dare sempre l’interpretazio­ne più benevola». «E, in ogni modo, anche di fronte all’er­rore manifesto o al limite di chi ha commesso qualche cosa di inescusabile, bisogna avere – insiste il cardinale – quella compassione che por­ta a evidenziare la genesi di questo errore, soprattutto nell’ignoranza e nella debo­lezza. Insomma c’è bisogno di un atteggiamento di ami­cizia solidale dentro questo società travagliata e dai tanti soggetti». «I mass media, se­condo me – conclude Scola – se vogliono avere un ruolo di edificazione della società de­vono lavorare attraverso l’informazione corretta, a co­struire questa amicizia soli­dale di cui la società plurale ha un’indiscussa necessità ma che purtroppo, anche nel nostro Paese, almeno ai livel­li di guida, dei cosiddetti poteri, non si vede tanto».
 

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