Alle ferie hanno dovuto rinunciare. Perché, quando il destino delle televisioni locali si decide in pieno agosto e il ministero dello Sviluppo economico fa uscire nei giorni a cavallo dell’Assunta il primo dei bandi regionali che stabiliranno quali emittenti manterranno accesi i ripetitori, allora le vacanze diventano un orpello. Anche su invito degli editori, compreso qualche vescovo che, mentre è in partenza per la Gmg di Madrid, ha accanto il cellulare per sapere se la tv del territorio sarà o meno risucchiata dal taglio di nove frequenze voluto dal governo per destinarle alla telefonia mobile.
E così, eccoli ad Ancona i direttori, i presidenti e i responsabili tecnici delle locali che vanno in onda nelle regioni del Centro Italia e che nei prossimi mesi affronteranno il passaggio al digitale. Convocati ieri dalla Aeranti-Corallo, l’associazione che rappresenta 320 imprese televisive. Obiettivo: capire quale effetto avrà il documento diffuso mercoledì dal ministero - e pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale - che determinerà la graduatoria delle tv «salve» in Liguria ma che farà da modello anche alla revisione della digitalizzazione in tutta la Penisola.
Già dai volti tesi si comprende che il testo non risponde alle attese delle «piccole». E, quando dopo quattro ore di confronto qualcuno prova a tirare le somme, le previsioni sono tutt’altro che rassicuranti. «Le stime sulle locali che non ce la faranno restano quelle – spiega l’avvocato Marco Rossignoli, coordinatore dell’Aeche ranti-Corallo –: duecento emittenti sono destinate a non poter contare su una rete di trasmissione, anche dopo i correttivi introdotti dal ministero». Lo ripete il presidente della Corallo, Luigi Bardelli: «Forse il bando, così come elaborato, limiterà qualche danno. Ma la filosofia che ci sta dietro è avvilente: si consolidano i network nazionali; e a livello locale sarà favorito chi punta su una logica economicistica: fatturato, personale, diffusione del segnale per vendere pubblicità». E le tv di servizio che, come quelle comunitarie d’ispirazione cattolica, sono lo specchio del territorio? «Sembra che la loro esistenza sia vista come un errore ». Senza staccare gli occhi dallo schermo, la platea ospitata nella sede dell’Ascom ascolta Rossignoli che snocciola articoli e possibili interpretazioni. Quel che appare sicuro è la scelta di privilegiare le reti maggiori, quando si tratta di destinare le frequenze che in regioni dall’etere affollato non basteranno per tutte. Per tendere una mano alle «piccole» il dicastero guidato da Paolo Romani ha previsto anle intese fra le tv attive in aree differenti (ad esempio, province diverse) che daranno un bonus in base al numero delle emittenti 'unite'. «Una strada che può funzionare se la capofila è una televisione commerciale e si porta dietro le più piccole », suggerisce l’avvocato. Una soluzione? Difficile dirlo. «Però, se almeno questa possibilità è stata prevista, lo si deve alla battaglia che ha avuto un prezioso alleato in Avvenire», tengono a precisare Rossignoli e Bardelli. Le cifre restano, comunque, da brivido. In Toscana, primo banco di prova per le 'telemattanza', i canali da assegnare sono 18 e le tv presenti sfiorano le 70. «Con le intese – ipotizza Rossignoli – si potrebbe arrivare a trovare spazio per 25 o 30 emittenti». Il resto potrà scegliere di chiudere i battenti con una buonuscita che è quell’indennizzo previsto dal governo con un decimo degli introiti della gara per la banda larga oppure di farsi trasportare nel mux di una tv che ha ottenuto almeno un canale. «Per le nostre emittenti – aggiunge il coordinatore – il possesso degli impianti è ciò che dà la certezza di trasmettere. Del resto, se l’operatore di rete che affitta lo spazio fallisse o non garantisse una diffusione capillare fino all’ultima valle dove adesso un’emittente arriva, i contenuti non entrerebbero nelle case».
Figurarsi quello che succederà fra Piemonte orientale e Lombardia in cui le televisioni già passate al digitale sono 100 o in Campania dove superano le 80. «Arrendersi? Neppure per idea – rilancia Bardelli –. Siamo pronti a compiere ogni sforzo per continuare a essere in mezzo alla nostra gente. Anche se ci vuole un’autentica vocazione per non crollare». Una vocazione che, a due passi da mare, non fa andare in spiaggia, ma a discutere di bilanci o coperture video pur di non ammainare le antenne.