L’evoluzione tecnologica riserva sempre sorprese con un forte impatto sociale, culturale, politico e anche linguistico. Non sarà infatti sfuggito il termine metaverso, da qualche giorno tornato alla ribalta. Derivato dal greco μετά (= con, dopo, oltre) e dal latino versus (participio passato di vertĕre = volgere), letteralmente significa “volto in altra direzione”. Il vocabolo è stato coniato da Neal Stephenson, nel romanzo cyberpunk Snow crash (1992), per indicare uno spazio tridimensionale all’interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati. Insomma, una sorta di Second Life, ora riproposta come 2.0, in quanto integrazione tra uomo, realtà virtuale e aumentata e internet. Al di là dei tecnicismi, non deve sfuggire l’impegno alla conoscenza di ciò che avviene. Non sono semplici passaggi o evoluzioni, ma indicano anche un indirizzo preciso di comprensione della realtà. E se quell’oltre sganciasse o contrapponesse a ciò che circonda? Come comunicatori siamo chiamati, più di altri, a volgere lo sguardo nella giusta direzione perché il futuro passa sempre da un orizzonte di senso.
Vincenzo