UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Web e minori: una sfida che attende i genitori

Il 71,1% degli adolescenti ha un proprio profilo su Facebook e il 16% ha già un suo profilo prima dei 10 anni. La cosa peggiore, però, è che il 72% dei genitori fatica a gestire l’uso dei media dei figli e solo una minoranza conosce le nuove tecnologie.
28 Gennaio 2011
Una ricerca dell’Istat del 2010 rilevava che il 46,8% delle famiglie italiane con minori di 17 anni aveva un figlio solo: ne deriva che questo adolescente non ha coetanei in casa con cui condividere la sua crescita, la maggior parte delle sue relazioni primarie avverrà solo con adulti e gli mancherà quel confronto orizzontale, dialettico che gli è necessario. Per trovare qualcuno della sua età con cui scambiare opinioni ed emozioni sarà costretto a uscire di casa oppure a navigare in Internet. Tra il 2000 e il 2008 il cellulare è cresciuto più di Internet. Se ne servono per più di 4 ore al giorno il 39,8% degli adolescenti. Anche l’uso di Internet è cresciuto dal 28,5% del 2000 al 66,9%, con la novità che il 71,1% degli adolescenti ha un proprio profilo su Facebook e il 16% ha già un suo profilo prima dei 10 anni.
  La cosa peggiore è che il 72% dei genitori fatica a gestire l’uso dei media dei figli e solo una minoranza conosce le nuove tecnologie. Un’interessante ricerca di Chiara Giaccardi osserva tra il 72% di genitori «non esperti» una curiosa tipologia di comportamenti. Vi sono quelli «ansiosi» (35%), che consapevoli di essere impreparati si rifugiano in divieti che però, spesso, non riescono a motivare né a imporre; quelli «compiaciuti» (26%) che si dimostrano orgogliosi del fatto che i figli sappiano utilizzare i nuovi media; vi sono infine i «permissivi» (21%) che lasciano ai media il compito surrogato della balia. E d’altra parte l’uso di Internet diventa sempre più delicato. Il 12% dei ragazzi italiani dichiara di essere rimasto turbato o infastidito da qualcosa visto in Internet. Il 29% dei ragazzi dichiara di essere entrato in contatto con persone sconosciute. Anche di questo i genitori sono all’oscuro in un caso su due.
  Un ragazzo italiano su 10 ha visto pagine che incitano alla violenza, mentre il 7,5% è finito su siti che esaltano l’anoressia (6%) fino al suicidio (2,5%). Non manca la pornografia come è successo al 7% degli italiani, di cui un terzo è rimasto infastidito. Circa la metà di loro ne ha parlato con un amico e solo il 18% con i genitori. Siamo profondamente convinti che la sfida educativa per cui la Chiesa italiana sta mobilitando tutto il Paese ha veramente una più che fondata ragion d’essere. Si tratta di riprendere in mano una visione antropologica, che superando l’individualismo e l’eccessivo timore di sbagliare (non raro in diversi genitori), e attrezzarsi per quell’impresa educativa che richiede senso di responsabilità e slancio per superare la sindrome di Peter Pan che tende a impigrirci e deresponsabilizzarci.
 
 
* Ordinario di sociologia dell'educazione, Assistente ecclesiastico dell'Agesc
 
(da Avvenire del 28 gennaio 2011, pag. 21)