UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Rimini: radio Icaro e i suoi primi 40 anni…

Era la sera del 18 marzo 1981 quando da un trasmettitore di 29 watt (che copriva a malapena lo spazio etere dalla Colonnella a Misano) uscivano le prime note di radio Icaro...
26 Marzo 2021

Era la sera del 18 marzo 1981 quando da un trasmettitore di 29 watt (che copriva a malapena lo spazio etere dalla Colonnella a Misano) uscivano le prime note di radio Icaro. Eravamo insieme intorno al fuoco di San Giuseppe. L’idea era nata sei mesi prima durante uno “storico” campeggio dei giovani di San Lorenzo di Riccione, in Maremma. Fu un terremoto di idee, speranze, sogni, che portò poi alla nascita della cooperativa culturale Comunità Aperta, di Radio Icaro e di cento (e più) iniziative rivolte ai giovani: teatro, danza, video, cinema, concerti, corsi giornalismo, fumetti, clown fino a due feste nazionali dell’obiezione di coscienza e del volontariato femminile, al premio Satyagraha e infine al premio Ilaria Alpi. Il nome Icaro era la personalizzazione di I care (mi importa, me ne faccio carico), lo slogan americano, adottato da don Milani per la sua scuola di Barbiana.
Tutto ciò che accadeva nel nostro quartiere, infatti, ci interessava: la fatica, il pianto, la speranza, la gioia, la voglia di vivere di tutti i giovani, di quelli che non avevano niente da fare e si annoiavano, di quelli che lavoravano e studiavano, di quelli che si bucavano ed erano tanti, perché intorno a noi c’era molta droga, come di quelli che erano contenti. La chiamavamo “una radio contro l’uffa uffa”. Una radio di aggregazione per parlare dei nostri problemi, per aiutarci, organizzarci, per avere una voce, far valere le nostre idee e soprattutto per creare uno spazio di incontro, di espressione, aperto a chi voleva dire qualcosa. Il livello delle trasmissioni all’inizio non era certo dei migliori, perché l’attenzione era più rivolta a chi andava a trasmettere che non a cosa e come trasmetteva.
La radio era a casa di Giancarlo Cavalli, che aveva dato la disponibilità di un appartamento libero in quel momento. Poi verranno le sedi del quartiere di via Bergamo, concessa dal Comune di Riccione e quella ultima nel centro parrocchiale di San Lorenzo, prima del trasferimento a Rimini. Sul tetto avevamo posto con una gru, con qualche giusta preoccupazione di Cavalli, un’antenna molto alta. Il tecnico era Orlando Pratelli.
La prima frequenza era 91,750. Poi sarà 91,850, di seguito 92,100. Prima di arrivare ai 92 attuali il percorso sarà accidentato, lungo e costoso, perché eravamo una piccola radio e, senza una vera legge dell’emittenza radiofonica chi sparava più watt alla fine aveva ragione. Comunque dopo pochi mesi passammo ai 400 watt e i seguito ai 2 Kw.
Nel primo gruppo ricordo Nives Concolino, Evy Righini, che poi farà l’anno di volontariato, Roberto Brici, che sarà il primo obiettore di coscienza, Antony Montoia, un ragazzo americano che aveva il padre alla base Nato di Miramare, Massimo Monticelli, Mirco Franci, Manlio Santini, Ottavio Leoni, Fabrizio Zavoli, Marchino Mainardi, il dj più giovane d’Italia. Ma ogni elenco sarebbe comunque incompleto perché furono decine i ragazzi che già il primo anno entrarono in questo progetto, alcuni solo per poche trasmissioni, altri per anni. Insomma era quello il tempo di “una radio libera, ma libera veramente, piace anche di più, perché libera la mente”.
(Giovanni Tonelli)

da "il Ponte" del 21 marzo 2021, pag. 3