UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Gmcs 2022. Collegare orecchi e cuore

"Scrivere meno, postare meno, per lasciare a ciascuno la possibilità non solo di esprimersi, ma anche di essere ascoltato", scrive don Graziani in una riflessione sul Messaggio della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
25 Maggio 2022

“Grazie per vostro cuore che ha sentito nostro dolore”. Con queste parole, visibilmente commosso, lo scorso 13 maggio, padre Vasyl Kyshenyuk, responsabile della comunità ucraina di rito greco-cattolico di Vicenza, ha salutato i partecipanti ad una serata con il giornalista di Avvenire Nello Scavo, appena rientrato dai territori di guerra. Queste parole, in un italiano incerto, ma assolutamente espressivo, richiamano e concretizzano il titolo scelto da papa Francesco per il suo Messaggio in occasione della 56^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: Ascoltare con l’orecchio del cuore.
La Giornata delle Comunicazioni Sociali torna ogni anno, in occasione della festa solenne dell’Ascensione al Cielo di Gesù, ad interrogarci sul nostro rapporto con il mondo dei mezzi di comunicazione e lo fa su tre diversi livelli. I primi ad essere coinvolti nella riflessione sono i professionisti del settore: i giornalisti e gli operatori dei media. Un secondo livello riguarda subito dopo, però, anche tutti coloro che, utilizzando i social media, pur non essendo giornalisti, di fatto producono informazione, condividendo idee, storie, video, immagini. Infine, in un terzo livello che tutti coinvolge, l’interrogativo viene posto a chi usufruisce dei contenuti mediali leggendo i giornali, ascoltando la radio, guardando la televisione, navigando in Internet, andando al cinema.
Ai primi, agli operatori dei media, papa Francesco ricorda che “non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”. In tempi di pretesa copertura mediatica dei fatti in tempo reale (le Breaking news che scorrono continuamente) e di articoli scritti molte volte solo sulla base di agenzie e comunicati stampa, il problema suona urgente e reale. L’indicazione poi non è meno valida per tutti coloro che quotidianamente alimentano il flusso magmatico di Facebook, Instagram, Linkedin, Youtube, TikTok, delle varie chat e gruppi di WhatApp e Telegram. Prima di scrivere, postare, condividere, sarebbe opportuno maggiormente imparare ad ascoltare, capire, discernere. Scrive ancora papa Francesco: “una tentazione sempre presente…è quella di origliare e spiare, …al contrario, ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte… la mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso «ci si parla addosso». Questo è sintomo del fatto che, più che la verità e il bene, si cerca il consenso; più che all’ascolto, si è attenti all’audience”.
Scrivere meno, postare meno, per lasciare a ciascuno la possibilità non solo di esprimersi, ma anche di essere ascoltato. Perché forse oggi sui social tanti (troppi) scrivono e pochi realmente ascoltano e così la solitudine aumenta anziché diminuire. Ma c’è infine il terzo livello, quello dell’uomo qualunque, che in tempi di infodemia (la pandemia dell’informazione), di bulimia comunicativa, non sa più cosa ascoltare, a chi dare credito e rischia così di assuefarsi al male e cedere all’indifferenza. Qui entra in gioco il cuore, l’empatia, che umanizza l’ascolto e lo rende fonte di azione e di rinnovamento. Ci sia sempre un buon auricolare che unisce orecchi e cuore perché ciò che è ascoltato in stereo, si traduca in mono in quel luogo intimo in cui la Bibbia ci assicura è nascosto il segreto di Dio e della nostra stessa vita.

Don Alessio Giovanni Graziani,
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irettore dell'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e
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irettore e assistente spirituale di Radio Oreb