UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Focherini: la santità si fa cronaca

Settantacinque anni fa moriva Odoardo Focherini. La sua Carpi lo commemora.
15 Gennaio 2020

«Odoardo Focherini rappresenta in modo nitido ed esaustivo alcune delle migliori qualità della gente della nostra terra e della nostra Chiesa». È deciso monsignor Ermenegildo Manicardi, vicario generale della diocesi di Carpi dall’autunno scorso, nel delineare i tratti del beato che in questo anno pastorale viene ricordato nel 75° della morte avvenuta nel dicembre 1944 nel campo di lavoro di Hersbruck in Germania. «La prima cosa da mettere in evidenza in Focherini è la capacità di un apostolato molto realistico, concreto e continuativo, che non si sottrae alle fatiche e non si ritira mai, nemmeno nelle disavventure. È un’incarnazione perfetta dell’Azione Cattolica – continua Manicardi – identificata dal motto 'Preghiera, azione, sacrificio': un’intonazione, ideale e concreta, molto sintonica non solo con il tempo in cui Odoardo visse ma anche con la nostra terra».

Odoardo sviluppò il suo apostolato nella Chiesa d’origine ma anche come amministratore de L’Avvenire d’Italia, testata cattolica bolognese dalla quale nel 1968 nacque Avvenire per fusione con L’Italia di Milano. Proprio questo è stato il suo più prezioso contributo lai- cale. Manicardi, biblista e teologo, ha studiato tutta la ricca documentazione della positio che ha condotto alla beatificazione nel 2013: per questo può affermare che «Focherini non amava apparire, ma conosceva la fecondità di strumenti di comunicazione che, in mano a quel popolo, lo rendevano più capace di pensare. Tra le sue lettere dalla prigionia ci sono quelle all’amico Attilio Sacchetti, che in quei giorni lo sostituiva all’Avvenire, documenti che restano ancora oggi una testimonianza del suo amore alla testata da lui curata e all’apostolato che ne derivava. La passione di giornalista e per un giornale di cattolici, inteso come strumento di crescita e formazione, è il punto decisivo della sua vita e della sua crescita verso la santità e il martirio. Secondo recenti ed attendibili studi storici, curati da Ulderico Parente e Giorgio Vecchio, il più probabile motivo dell’avversione delle SS fu il fatto che il suo Avvenire d’Italia si sottraesse alle pretese funzioni di encomio e sottomissione alle propagande del regime».

Un’altra caratteristica che ritroviamo nella gente in questo lembo di Emilia è la combinazione stretta di fede personale e di tenace senso della Chiesa, che comprende l’amore verso il popolo ma non meno l’obbedienza verso i suoi ministri e la sua gerarchia. Non è un caso che nelle ultime parole testamentarie raccolte dai compagni Focherini affermasse: «Muoio nella più pura fede cristiana; credo sommamente, come sempre ho creduto, nella religione cattolica, nella Chiesa e nel Papa». È qui il vertice della testimonianza di Odoardo: partendo dalla concretezza di un’intera vita, di fronte alle ingiustizie, agli avvilimenti e alle violenze che vedeva perpetrati verso gli ebrei e i suoi compagni e sofferti nella sua carne, ha saputo offrire la vita a per gli altri. «Si tratta di un sacrifico di purissima religiosità – conclude Manicardi –, amplificato anche dal pensiero per la moglie Maria e i sette figli lontani. Il crescendo di interesse e di amore attorno alla figura di Focherini mostra la sintonia identitaria tra questo santo e la sua gente, lasciando sperare che qualcuno, in questa sua terra, diventi capace di raccogliere e far fruttificare la sua incandescente testimonianza nei drammi del nostro tempo». Per ricordare Focherini nel 75° anniversario del martirio è stata scelta come opera segno la realizzazione di un impianto idrico per un villaggio in Burkina Faso. L’opera sarà realizzata insieme all’associazione «Ho avuto sete». Per contribuire si può effettuare un bonifico all’Associazione «Ho avuto sete», causale «Pozzo O. Focherini».

IBAN: IT42O 05387 23302 00000 2066225.

(Luigi Lamma, da Avvenire del 14 gennaio 2020 - pag. 20)