UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

JOHN MAYER: “In search for everything” (Sony Music)

Il cantautore del Connecticut, classe 1977, è uno dei più bei nomi del songwriting a stelle e strisce. Questo è il suo album numero 9: sei in studio e tre live. Un debutto folgorante, nel 2001, con l’intrigante Room for squares, un lavoro da cinque milioni di copie che sembrava preludere ad un futuro da […]
8 Maggio 2017

Il cantautore del Connecticut, classe 1977, è uno dei più bei nomi del songwriting a stelle e strisce.

Questo è il suo album numero 9: sei in studio e tre live. Un debutto folgorante, nel 2001, con l’intrigante Room for squares, un lavoro da cinque milioni di copie che sembrava preludere ad un futuro da superstar. Non è stato così, ma il prode John non è stato una meteora, né un cantautore come tanti. Ha assimilato le lezioni dei grandi – da Dylan a Springsteeen – facendole sue, pur perfettamente conscio di non possederne il medesimo carisma. Una brutta malattia lo terrà lontano dai palchi per un bel po’.

Lui e la sua Fender Stracostar (ma pare possegga ben 200 diverse chitarre) si sono riaffacciati in questa primavera sui mercati mondiali con questo In search for everything: un buon disco, pieno di belle canzoni. Del resto il Nostro è una buona penna oltreché un’ottima voce, tant’è che Ron ha deciso di proporre in versione italiana la sua Stop this train (“Ferma il treno”).

Il nuovo disco è alquanto piacevole, ma non aggiunge granché di nuovo: siamo nell’ambito di un’ipotesi di folk-pop cantautorale che funziona benissimo, specie in radio. Mayer, come il titolo lascia chiaramente intendere, è ancora un uomo-artista “alla ricerca del tutto”: un obiettivo ambizioso al quale neanche la più bella delle canzoni della canzoni potrà mai ambire, ma magari dargli un piccolo contributo, sì.

(Franz Coriasco)