UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

LANA DEL REY: “Lust for Life” (Polydor)

Gli amanti delle catalogazioni hanno appiccicato sulle sue canzoni etichette come indie, dream e baroque, sempre seguite dal sostantivo pop. In realtà ciò che questa graziosa fanciulla newyorkese propone da anni è un’ipotesi di canzone d’autore intrisa di nostalgia; a tratti ricorda i Fleetwood Mac più vellutati (non a caso fra gli ospiti di questa […]
31 Luglio 2017

Gli amanti delle catalogazioni hanno appiccicato sulle sue canzoni etichette come indie, dream e baroque, sempre seguite dal sostantivo pop. In realtà ciò che questa graziosa fanciulla newyorkese propone da anni è un’ipotesi di canzone d’autore intrisa di nostalgia; a tratti ricorda i Fleetwood Mac più vellutati (non a caso fra gli ospiti di questa sue terza avventura in sala d’incisione c’è anche Stevie Nicks), anche se lei cita tra i suoi maestri artisti molto diversi: da Billie Holiday a Presley, da Britney Spears a Springsteen fino ai Nirvana.

Lust for life  è il suo quinto album e prosegue la sua avventura sul solco già tracciato dai precedenti: atmosfere sognanti, elegantemente retrò e molto glamour, morbidezza di suoni pacatamente elettronici, giusto quel tanto per aggiungere un tocco d’appeal moderno al prodotto. Sedici frammenti in tutto per un disco che s’avvale di altre partecipazioni importanti (come The Weekend e Sean Lennon, il figlio di John).

Lana, all’anagrafe Elizabeth Woolridge Grant, è una trentaduenne che calca le scene da una dozzina d’anni, sempre restando fedele alla sua particolare formula espressiva: canzoni soffuse, malinconiche e cotonate, che qualcuno potrà trovare un po’ monocordi, ma che risultano perfette per chi chiede alla musica un sottofondo avvolgente, e al contempo, non troppo invasivo.

(Franz Coriasco)