UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

CALCUTTA: “Evergreen” (Puro)

Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, è da qualche anno uno dei nomi di punta del nuovo cantautorato italiano. Originario di Latina, classe 1989, dice di ispirarsi a Battisti e a Dalla, ed effettivamente qualche eco riverbera da questo suo recente terzo album composto da dieci nuove canzoni, per un totale di poco più di mezzora […]
18 Giugno 2018

Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, è da qualche anno uno dei nomi di punta del nuovo cantautorato italiano.

Originario di Latina, classe 1989, dice di ispirarsi a Battisti e a Dalla, ed effettivamente qualche eco riverbera da questo suo recente terzo album composto da dieci nuove canzoni, per un totale di poco più di mezzora di musica.

Un disco importante, che sposta il baricentro dall’indie ruspante ed underground delle sue origini al pop d’autore da classifica. Testi agrodolci pervasi d’inquietudine postmoderna, a far da sfondo e dar sapore a un sound che riflette lo status d’un artista cresciuto nei locali del Pigneto, per passare poi al ruolo di indiestar di culto, fino all’ingresso tra i big di questo presente. Ed è proprio questo continuo mutare che rende tuttora sfuggente la sua catalogazione e inappropriato qualunque aggettivo col quale si prova a definirne stile, essenza, e prospettive.

Evergreen è comunque un album gradevole e ben costruito, anche piuttosto piacione se vogliamo, ma che tuttavia lascia intuire sottotesti complessi, anche se non sempre perfettamente decifrabili nel loro significato profondo. Alla fine più di un dubbio resta: Calcutta è un puro, un furbo, o più semplicemente una delle voci più significative di una generazione a sua volta smarrita?

(Franz Coriasco)