UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

BOB DYLAN: “Rough and rowdy ways” (Columbia)

Torna il cantore-poeta di un’America dove il passato è spesso metafora del presente.
20 Giugno 2020

Ormai l’intramontabile mister Zimmerman è sulla soglia degli ottant’anni, ma continua a non sbagliare un colpo. Certo la sua discografia presenta capolavori superiori a questo suo trentanovesimo capitolo (!), ma anche questo è un disco di gran lusso, decisamente ispirato e di rara potenza comunicativa.

Dopo la trilogia dedicata alla sua personalissima rilettura di tanti vecchi standard del songbook del miglior pop statunitense, Rough and rowdy days ci restituisce il cantore-poeta di un’America dove il passato è spesso metafora del presente. Basti su tutto l’epica Murder most foul, riferita all’assassinio di John Kennedy: ben 17 minuti tracimanti di immagini, richiami e citazioni, col tema della morte sempre in primo piano. Un tabù per molti, non per questo gigante e caposcuola della moderna canzone d’autore universale.

L’impressione dopo i primi ascolti è che queste nuove canzoni rappresentino una nuova pietra miliare nella sua discografia di quest’artista capace di rendere sempre nuovi e suggestivi i sempiterni linguaggi del folk e del blues, innervandoli di poesia. Musica e parole che continuano a raccontare il Tempo: quello passato e l’oggi, il suo e il nostro.

Franz Coriasco