UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Aiart, non solo spettatori

Nel nuovo scenario comunicativo, l'assemblea dei soci Aiart ha deciso di sostituire "spettatori" con l'espressione "cittadini mediali".
1 Marzo 2017

L'Aiart continua ad aggiornarsi e a ripensarsi ampliando i suoi spazi di azione e riflessione anche a partire dal nome. L'acronimo storico (Associazione italiana ascoltatori radio e telespettatori) resta ma non è più accompagnato dalla parola «spettatori», sostituita con l'espressione «cittadini mediali».
Lo ha deciso l'assemblea dei soci (riunitasi a Roma sabato scorso) formalizzando un percorso durato più di un anno. L'idea di cittadinanza, infatti, meglio rappresenta, in questo momento storico, la mission dell'associazione nata nel 1954 parallelamente all'inizio delle trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo: formare e tutelare gli individui in riferimento ai media. Uno scenario, quello mediale, che è certamente rimodulato alla luce della rivoluzione digitale e che necessita di un approccio che non si limiti esclusivamente alla visione e fruizione ma integri dimensioni come la partecipazione e la creatività.
L'Aiart raccoglie questa sfida e lo fa anche attraverso le parole. Se spettatore rimanda a colui che aspetta, che guarda staticamente ciò che i media propongono, cittadino mediale definisce gli (spett)attori e gli (spett)autori di storie, di idee, di narrazioni e rappresentazioni che possono essere condivise attraverso i media in pochissimo tempo e con tantissimi interlocutori.
Per questo l'associazione si è riposizionata anche da un punto di vista comunicativo. Accanto agli spazi tradizionali di comunicazione istituzionale come i giornali e la televisione, sono il sito Web e i social network a rifletterne quotidianamente progetti e azioni. In questo prospettiva rientra anche il restyling delle pubblicazioni associative. Oltre allo storico magazine Il Telespettatore più orientato sull' approfondimento (nell'ultimo numero due interviste esclusive a Maurizio Costanzo e monsignor Dario Edoardo Viganò), è la rivista La Parabola a rappresentare una delle novità più significative. Da pubblicazione autoprodotta e interna è diventata una collana edita dall'editore Ets che ospiterà approfondimenti su temi relativi all' universo mediale. Il primo volume (in uscita), ispirato al 50° del primo evento in mondovisione, sarà un opportunità per capire come, in questi decenni, si sono trasformate le pratiche e i formati della visione: da una dimensione mondiale e generalista a una «endo-visione» cioè a uno sguardo personale e interiore. Questa (ri)comprensione può avvenire però soltanto attraverso un processo di formazione che investa in primo luogo sugli associati per poi allagarsi a tutti coloro che possano tradurre operativamente le finalità dell'Aiart: educatori, insegnanti, genitori, parrocchie.
(Massimiliano Padula - Presidente Aiart)

da Avvenire del 28 febbraio 2017, pag. 18