UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

CONSIGLIO PERMANENTE. Dichiarazione di Mons. Pompili del 23 marzo 2010

Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali - I Vescovi del Consiglio permanente hanno condiviso pienamente la lettura del momento sociale e culturale offerta dal Presidente della CEI nella sua prolusione. In particolare si sono ritrovati nei “valori non negoziabili”, che il magistero di Benedetto XVI ha chiaramente indicato nella sua recente Enciclica “Caritas in veritate” […]
23 Marzo 2010

Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali -

I Vescovi del Consiglio permanente hanno condiviso pienamente la lettura del momento sociale e culturale offerta dal Presidente della CEI nella sua prolusione. In particolare si sono ritrovati nei “valori non negoziabili”, che il magistero di Benedetto XVI ha chiaramente indicato nella sua recente Enciclica “Caritas in veritate” e che il Presidente ha puntualmente richiamato. Essi “emergono alla luce del Vangelo, ma anche per l’evidenza della ragione e del senso comune. Essi sono: la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. E’ solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata. Si tratta di un complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita e della solidarietà, che costituisce l’orizzonte stabile del giudizio e dell’impegno nella società. Quale solidarietà sociale, infatti, se si rifiuta o sopprime la vita, specialmente la più debole?” (Prolusione, 9). E’ quanto il Santo Padre afferma con chiarezza: ”Non può avere basi solide una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata” (Caritas in veritate, 15). Ciò posto, riesce francamente impossibile ipotizzare toni divaricanti tra quanto detto ieri nella prolusione e quanto scritto oggi nel comunicato dei Vescovi liguri. A meno che ci si affidi ad interpretazioni di volta in volta parziali e limitanti.
Ampio spazio è stato poi dedicato alla Lettera ai cattolici d’Irlanda, condividendo la preoccupazione del Santo Padre e quella del Presidente della CEI secondo cui si tratta di “un crimine odioso, ma anche peccato scandalosamente grave che tradisce il patto di fiducia inscritto nel rapporto educativo”. I Vescovi hanno riaffermato l’esigenza di compiere una selezione accurata dei candidati al sacerdozio, vagliando la loro maturità umana ed affettiva oltre che la loro maturità spirituale e pastorale. Tutti hanno concordato sul fatto che il celibato non costituisce un impedimento o una menomazione della sessualità, ma una forma alternativa e umanamente arricchente di vivere la propria identità in una radicale donazione a Cristo e alla Chiesa. Si sono confermate fiducia e gratitudine ai tantissimi sacerdoti che nel nascondimento e spesso con sovraccarico pastorale si dedicano all’annuncio del Vangelo. I lavori hanno poi preso in esame la bozza degli Orientamenti pastorali del prossimo decennio, che ravvisano proprio nell’educazione la grande sfida per la Chiesa in alleanza con le componenti più avvertite della società e della cultura odierne.

Mons. Domenico Pompili
Portavoce della CEI

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