UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La lingua dei sordi si impara in comunità

Si chiama Lingua italiana dei segni (Lis), è utile per comunicare con i sordi, e si insegna in parrocchia. Sì, in parrocchia. Succede a Francavilla Marittima, nella diocesi di Cassano all’Jonio, grazie a un’idea del parroco don Alessio De Stefano che di comunicazione se ne intende e sino a pochi mesi fa è stato direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Chiesa cassanese.Il sacerdote ha potuto trasformare l’idea in un corso grazie all’ottima accoglienza da parte dei fedeli della sua parrocchia Santa Rita da Cascia e all’impegno dell’interprete di Lis Francesca De Leo che è la docente.
14 Gennaio 2015

Si chiama Lingua italiana dei segni (Lis), è utile per comunicare con i sordi, e si insegna in parrocchia. Sì, in parrocchia. Succede a Francavilla Marittima, nella diocesi di Cassano all’Jonio, grazie a un’idea del parroco don Alessio De Stefano che di comunicazione se ne intende e sino a pochi mesi fa è stato direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Chiesa cassanese.Il sacerdote ha potuto trasformare l’idea in un corso grazie all’ottima accoglienza da parte dei fedeli della sua parrocchia Santa Rita da Cascia e all’impegno dell’interprete di Lis Francesca De Leo che è la docente. Il primo iter doveva essere un esperimento ma ha raccolto già una trentina di iscritti provenienti tanto dalla comunità di Francavilla quanto da altre vicine. È un gruppo eterogeneo per età e formazione: ci sono adolescenti, catechiste, insegnanti, educatori e altri ancora, tutti accomunati dalla volontà d’imparare una nuova lingua e non solo per interesse professionale. Assieme muovono «i primi passi in una realtà nuova per non vuole far sentire 'diverso' chi non usa la lingua orale», spiega Francesca De Leo.
Don Alessio De Stefano, che frequenta personalmente le lezioni date a cadenza settimanale, racconta perché e come è nata l’idea: «Mi è venuta in mente riflettendo sugli interpreti che spesso traducono gli interventi dei relatori ai convegni cui partecipo, ma anche per dare un’occasione ai miei parrocchiani. E, soprattutto, perché a volte entrano in chiesa sordi che si vogliono confessare e ho difficoltà ad accoglierli e comprenderli. Al termine del corso anche questo ostacolo sarà superato».