La loro Tsunami era una delle canzoni più originali e gradevoli offerte quest’anno dalla passerella sanremese: fuori al primo turno, come da copione che da quelle parti raramente sa riconoscere al volo le canzoni destinate a durare.
Poco male, ché questo gruppo torinese, sulle scene dal 2012 può già vantare di un buon credito a prescindere, e comunque s’è portata a casa il prestigioso Premio della Critica assegnato dalla Sala Stampa.
Il loro indie-folk un po’ naif e un po’ goliardico, affonda le sue radici nella musica da strada e nello swing, ma anche nelle vecchie balere e nel folk d’autore di più alto profilo da cui han preso il gusto per certo sarcasmo sociologico.
I quattro (il nome della band è preso dai cognomi di tre componenti, e per par condicio il quarto ha dato il titolo al loro album di debutto) hanno tre album alle spalle cui s’aggiunge adesso questa specie d’antologia arricchita dal divertente brano proposto al Festival più chiacchierato d’Italia. Una raccolta che ben esprime il loro approccio creativo: fresco, originale, lontano dai cliché che oggi vanno per la maggiore.
Eugenio Cesaro e i suoi tre compari non sono dei geni, ma han saputo crescere nel tempo elaborando ed affinando un modo sufficientemente personale ed intrigante di affrontare i tumultuosi mercati contemporanei, e di cui questo album offre un’esaustiva dimostrazione. La ribalta festivaliera è durata un attimo, ma di certo è bastata per allargare di molto il loro seguito e a incrementarne la credibilità.
Franz Coriasco