UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

JOE COCKER: “Hard Knox” (Columbia)

E’ il ventunesimo album in quarantatre anni di onorata carriera. L’inossidabile gallese è uno dei grandi vecchi del soul-rock anglosassone. Al pare di altri colleghi, tipo il conterraneo Tom Jones, ha ancora voglia ed energia bastante per non appendere il microfono al chiodo, e una grana vocale che l’età non ha scalfito, ma ha reso […]
12 Ottobre 2010
E’ il ventunesimo album in quarantatre anni di onorata carriera. L’inossidabile gallese è uno dei grandi vecchi del soul-rock anglosassone. Al pare di altri colleghi, tipo il conterraneo Tom Jones, ha ancora voglia ed energia bastante per non appendere il microfono al chiodo, e una grana vocale che l’età non ha scalfito, ma ha reso semmai ancora più intrigante.
Il punto è tener botta col sound visto che i mercati odierni mal sopportano il retrò fine a se stesso. Da qui la scelta d’affidarsi al producer Matt Serletic (Collective Soul, Matchbox Twenty, ecc) che ha saputo confezionare un bell’esempio di tradizionalismo compatibile coi diktat della post-modernità: dieci nuove canzoni incise senza effetti speciali per un sessantaseienne ancora capace d’usare l’ugola per emozionare: “Volevo fare un disco moderno, ma non troppo moderno -ha dichiarato di recente- So che devo competere coi 25enni, ma non sono mica i Green Day!”. Presto l’occasione di rivederlo dopo anni in un tour sui palchi europei.
(Franz Coriasco)