UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

JONATHAN WILSON: “Dixie blur” (Bella Union)

Un’operina vintage, ma tracimante di fascino senza tempo...
14 Marzo 2020

Già chitarrista di un’icona rock come Roger Waters, il cantautore statunitense si è appena riaffacciato sui mercati della musica con un album meno psichedelico di quel che molti forse prevedevano. Restiamo in ambito westcoastiano, ma con più richiami al buon vecchio country-rock: slide guitar, violini, arpeggi acustici, atmosfere molto anni Settanta.

Un’operina vintage, ma tracimante di fascino senza tempo come queste ballate intime e soffici che trascendono i generi e le scuole. Un po’ à la Jackson Browne in certi episodi (non a caso l’album è stato rifinito proprio nello studio dell’amico).

Originario di un paesino del North Carolina, trasferitosi in California all’inizio dello scorso decennio, Jonathan ha però scelto Nashville per incidere – in presa diretta - questo suo   quinto album solista, a ribadire e sottolineare radici imprescindibili con la musica rustica del Sud degli States.

Il piatto sfornato da questa specie di freakettone d’altri tempi piacerà ai nostalgici del country-rock d’autore del Seventiees, ma tra i solchi s’annidano anche spezie in grado di rendere la ricetta intrigante anche per le orecchie di questa nuova decade. Un disco perfetto per riscaldare il cuore in questi giorni difficili.

 

 

Franz Coriasco