A Sanremo c’è andato a modo suo, e tutto sommato ha avuto ragione: lontana anni luce dei cliché festivalieri la sua La leggenda di Cristalfa e Pizzomunno - una leggenda popolare presa a prestito dal nostro folk sudista – ha fatto da perfetto apripista per il ritorno discografico del cantautore romano, che si ripresenta sui mercati con questo doppio cd ricco di suggestioni.
Nel primo disco il Nostro confeziona un piccola pop opera che definisce “sintonica”, perché musicalmente è frutto del connubio tra sonorità elettroniche ed orchestrali. Qui Max attinge a piene mani nel suo patrimonio espressivo fatto di continui incroci tra miti antichi, spiritualità e misticismi vari, cronache e filosofie spesso elette a metafora dell’oggi. In questo Gazzè dimostra d’esser sempre più simile a una sorta di Battiato upgradato al presente, dove riferimenti alti e popolari s’incrociano continuamente, nel segno di una poetica nutrita da un’infinità di culture – e letture – diverse.
Nel secondo cd altre sedici tracce, di fatto una sorta di “greatest hits”, con tanti cavalli di battaglia rivisitati e proposti con vesti piuttosto diverse dagli originali.
Che dire? Gazzè è oggi più che mai uno dei nostri cantautori più personali e creativi, uno dei pochi capaci di coniugare immediatezza e profondità, libertà espressiva e rigore artigiano. Alchemaya è, al pari del singolo proposto all’Ariston, un’opera complessa, preziosa e piena di spunti stimolanti; e come tale, esige tempo e parecchi ascolti per poter essere pienamente compresa. Prendetevelo, e non ve ne pentirete.
(Franz Coriasco)