UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

PAOLO CONTE: “Snob” (Universal)

Sempre uguale a se stesso, ma al contempo, sempre capace di regalare nuove suggestioni, l’avvocato cantautore può anche permettersi il lusso di fare il verso a se stesso, ma con quel pizzico d’autoironia che gli consente di non risultare troppo manieristico. Del resto Conte questo è, ed è sempre stato: prendere o lasciare.
27 Ottobre 2014
                  Il grande Salgari della nostra canzone è di nuovo su piazza.
            Il suo nuovo disco, appena il quindicesimo in oltre mezzo secolo di carriera, è l’ennesima crociera esotica tra lussureggianti pianure afro-sudamericane e marine tropicali, ma avvolte da brume tutte astigiane. Lui e la sua voce biascicata e borbottosa, il suo kazoo, il suo jazz rustico e grondante di nostalgia: uno snob novecentesco che tuttavia appare – proprio per questa sua aristocratica estraneità – perfettamente acconcio, propedeudico, o  per lo meno balsamico, a quest’epoca così ansiogena, depressa ed astiosa.
            Sempre uguale a se stesso, ma al contempo, sempre capace di regalare nuove suggestioni, l’avvocato cantautore può anche permettersi il lusso di fare il verso a se stesso, ma con quel pizzico d’autoironia che gli consente di non risultare troppo manieristico. Del resto Conte questo è, ed è sempre stato: prendere o lasciare.
(Franz Coriasco)