È una delle offerte iniziali d’acquisto più attese e in maggior richiesta, ma secondo gli esperti del mercato finanziario, è difficile, per il momento, identificarne persino il potenziale. La rete di microblog Twitter – che il 7 novembre ha iniziato a essere quotata alla Borsa di New York con il simbolo TWTR – ha infatti avuto un’accoglienza spettacolare, tanto che si parla di richieste, da parte degli investitori istituzionali, almeno 30 volte superiori ai 70 milioni di azioni in offerta. Un interesse che ha fatto 'gonfiare' il prezzo di lancio dal target iniziale di 17-20 dollari a 23-25, fino all’inaspettato livello di 26 dollari fissato mercoledì sera prima del 'grande giorno'. Ciò significa, non solo una crescita del 50% oltre al prezzo di riferimento comunicato due settimane fa, e una raccolta di oltre 1,8 miliardi – 2,1 miliardi di dollari se si aggiunge l’opzione di 10,5 milioni di azioni da esercitare entro 30 giorni – ma anche una valutazione di mercato pari a 14,4 miliardi di dollari. Una capitalizzazione che potrebbe poi crescere a livelli esponenziali dato che il titolo ha aperto in aumento del 73,5% a quota 45 dollari per poi far registrare punte di rialzo oltre il 90%. E, certamente una valutazione ben superiore ai 9 miliardi stimati a inizio anno quando il fondo Blackrock aveva offerto 80 milioni di dollari per rilevare le azioni in mano ai dipendenti.
Non male per un microblog nato nel 2006 per 'modernizzare' un sistema che permetteva di pubblicare in Rete messaggi audio o video via telefono. Da oggi, i due cofondatori superstiti, Evan Williams e Jak Dorsey, con una quota che vale rispettivamente 1,4 miliardi e 586 milioni di dollari, vanno a unirsi a Mark Zuckerberg di Facebook nell’Olimpo dei ragazzi prodigio del Web. Impossibile, quindi, non mettere a confronto le due società, soprattutto in quanto Twitter è la seconda più grande nuova quotazione di una società Internet americana dopo quella da 16 miliardi di dollari di Facebook, lo scorso anno, e il flop dell’offerta iniziale di quest’ultima solleva varie questioni finanziarie sul fenomeno dei social media.
È vero, infatti, che Twitter vanta 215 milioni di utenti e che i messaggi lanciati ogni giorno dalla sua piattaforma toccano ora i 500 milioni (100 milioni in più dell’anno scorso e 10 volte il numero del 2010), contando quindi su una base enorme dal punto di vista pubblicitario, ma i ricavi del 2012 sono ammontati a solo 316 milioni di dollari, con una perdita netta di 79 milioni di dollari e, per i primi nove mesi di quest’anno con un giro di affari pari a 422 milioni di dollari le perdite sono cresciute a 134 milioni.
Secondo gli analisti, però, l’azienda di social network che dà lavoro a duemila dipendenti sarebbe sulla via dei profitti nel 2015 quando i ricavi toccheranno gli 1,9 miliardi di dollari. Nel frattempo, poi, avrebbe imparato dagli errori di Facebook, 'contenendo' il prezzo iniziale in Borsa – che quindi avrebbe spazio per crescere fino al target fissato per il primo anno tra 29 e 54 dollari – ma anche espandendo il suo business dai messaggini brevi a piattaforma media completa tanto che, secondo un sondaggio del centro di ricerca Pew, è utilizzata dal 52% degli americani adulti quale fonte d’informazione.