UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tra memoria, festa… e un “flash mob”

C’era il vescovo di Mantova, Roberto Busti. Ma anche il presidente della Provincia, A­lessandro Pastacci. E poi par­roci, sindaci, centinaia di ra­gazzi dei Grest (gruppi estivi) e tanti benefattori. Ma c’era anche Avvenire, sabato, alla commemorazione solenne organizzata dalla diocesi nel primo anniversario del sisma.
4 Giugno 2013
C’era il vescovo di Mantova, Roberto Busti. Ma anche il presidente della Provincia, A­lessandro Pastacci. E poi par­roci, sindaci, centinaia di ra­gazzi dei Grest (gruppi estivi) e tanti benefattori. Ma c’era anche Avvenire, sabato, alla commemorazione solenne organizzata dalla diocesi nel primo anniversario del sisma. La calamità lo scorso maggio ha seminato terrore e distru­zione anche nel basso man­tovano. Primo momento: il ri­cordo. Nella basilica palatina di Santa Barbara, cappella di corte del Palazzo ducale. Lì, persone coinvolte a vario ti­tolo nella gestione dell’emer­genza hanno offerto la loro te­stimonianza. All’ingresso, ec­co il kit del quotidiano catto­lico: una borsetta con una co­pia di Avvenire, i supplemen­ti Luoghi dell’infinito e Noi ge­nitori & figli, oltre al modulo per sottoscrivere un abbona­mento gratuito della durata di 3 mesi. Ma anche un inserto del settimanale diocesano La Cittadella, dedicato al terre­moto. Secondo momento: la festa. In piazza Sordello, con gli animatori dei Grest. In un’atmosfera frizzante, rac­colta e al tempo stesso sugge­stiva. Bandiere vaticane ap­pese al Palazzo vescovile com­ponevano il verbo 'ricostrui­re': ideale sfondo al discorso che Benedetto XVI pronunciò lo scorso 26 giugno visitando i luoghi del sisma. Quelle stes­se parole sono riecheggiate dal balcone dell’episcopio per voce di alcuni ragazzi. Poi un vero e proprio flash mob: de­cine di adolescenti hanno i­nizialmente simboleggiato macerie sconnesse, vestiti con parallelepipedi di cartone. Ma è bastato ascoltare l’incipit di Gabriel’s oboe, la colonna so­nora del film Mission, per ve­derli ricomporsi e formare verbi collegati al 'ricostruire' che dominava la piazza. Il tut­to, arricchito da filmati realiz­zati a cura della 'laica' tv lo­cale. Già: perché «l’aiuto an­che dei media non ecclesiali – è stato il commento di mon­signor Busti – ci dà la possibi­lità di descrivere la vita della comunità cristiana e la sua a­pertura all’accoglienza».