UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quando un clic apre la parrocchia

La rapida e amplissima diffusione dei dispositivi di comunicazione digita­le non solo offre nuove possibilità di scambio di informazioni, ma sembra com­portare anche un nuovo modo di interagi­re con la realtà che non può non mettere in discussione quanti hanno a cuore l’educa­zione. Da qui si è articolata la giornata di studio promossa a Torino mercoledì scor­so dalla Facoltà Teologica dell’Italia Set­tentrionale- sezione di Torino e dall’Uni­versità Pontificia Salesiana.
25 Marzo 2014

La rapida e amplissima diffusione dei dispositivi di comunicazione digita­le non solo offre nuove possibilità di scambio di informazioni, ma sembra com­portare anche un nuovo modo di interagi­re con la realtà che non può non mettere in discussione quanti hanno a cuore l’educa­zione. Da qui si è articolata la giornata di studio promossa a Torino mercoledì scor­so dalla Facoltà Teologica dell’Italia Set­tentrionale- sezione di Torino e dall’Uni­versità Pontificia Salesiana. Ne è emersa u­na linea d’azione che invita a un’apertura e attenzione al web. Con prudenza senza prenderne le distanze, ma in una logica di approfondimento e favorendo la dimen­sione umana.

Due facoltà che si interrogano, riflettono, approfondiscono il rapporto tra comuni­cazione della fede e nuove tecnologie in un’ottica educativa non solo al proprio in­terno con gli studenti ma aprendo i lavori a tutti coloro che sono interessati al tema è già un aspetto positivo e significativo. Co­me lo è stato aver dato spazio oltre che al­l’ascolto degli esperti (Pier Cesare Rivoltel­la e monsignor Dario Viganò) anche a la­boratori tematici. Per non essere sempli­cemente travolti dai fatti, ricorda don Pier Davide Guenzi, direttore del ciclo di spe­cializzazione Ftis e tra gli organizzatori del­la giornata, è necessario riflettere critica­mente su questo sviluppo tecnologico per valutarne le conseguenze, le opportunità e i rischi. E proprio sui rischi ha messo in guardia anche Cesare Nosiglia, arcivesco­vo di Torino, quando ha posto l’accento sul­l’educazione. «Le nuove tecnologie – ha detto – possono ampliare e amplificare l’at­to educativo in termini di concrete possi­bilità. Il web, per definizione nello stesso a­crostico www è world cioè mondiale, wide che significa senza confini, facilmente può diventare wild, cioè selvaggio». Tocca all’e­ducazione trasformare questi luoghi digi­tali in una possibilità di crescita secondo criteri di verità e responsabilità nella carità.

Quindi attenzione a non vivere queste realtà in modo ingenuo. Ma anzi Nosiglia invita soprattutto i giovani a «vivere rela­zioni autentiche senza rifugiarsi e nascon­dersi dietro lo schermo di un computer, a restare custodi attenti della verità in un am­bito in cui con tanta leggerezza, quella di un clic o di un tocco ancor più lieve sul tablet, si possono trasmettere sciocchezze che av­viliscono la dignità delle persone».

Siamo così immersi in un mondo nuovo. Che cambia le relazioni e il modo di tra­smettere la fede. «Un mondo reale e non vir­tuale in cui tutti siamo immersi. Dentro la Chiesa – evidenzia al termine della giornata don Fabrizio Casazza, docente e respon­sabile dell’Ufficio diocesano comunica­zioni sociali della diocesi di Alessandria – c’è grande effervescenza, anche le realtà più piccole, le parrocchie cercano di seguire questi cambiamenti che sono sempre più rapidi, ma non sempre si riesce a starci die­tro. Occorre studiare le strategie comuni­cative. Come ci ha ricordato monsignor Vi­ganò c’è ancora molto da fare».

Un fare che deve trovare spazio anche nel­l’educare chi educa. Per evitare il rischio che ha rilevato Alberto Parola dell’Univer­sità di Torino: «La potenza degli strumenti di comunicazione 'a distanza', se non e­laborata e compresa a fondo dai ragazzi, può divenire una nuova forma di inconsa­pevolezza circa il ruolo del corpo nella co­noscenza dell’altro e, in sostanza, un nuo­vo e indefinito disagio».