UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sul web si va per collaborare

Nella diocesi di Padova, grazie a WeCa si è svolto un esperimento di "intelligenza collaborativa" in stile sinodale.
21 Febbraio 2017

Può l'intelligenza collaborativa diventare uno strumento della pastorale? Arriva da Padova un pezzo della risposta a questo affascinante quesito che ha a che fare con la comunicazione digitale e con le dinamiche della vita ecclesiale. Venerdì scorso, infatti, un centinaio di ragazzi patavini, guidati dall'équipe che sta accompagnando il percorso di preparazione al Sinodo diocesano dei giovani, hanno dato vita a un vero e proprio «esperimento di intelligenza collaborativa» con l'aiuto di uno strumento nato in ambito aziendale e riadattato per l' occasione alle esigenze della pastorale: la piattaforma «Collaboratorium» (www.collaboratorium.it).
«Avvicinandoci all' apertura ufficiale del Sinodo in programma il prossimo 3 giugno - spiegano i promotori dell'iniziativa - ci siamo resi conto che c' era un nodo fondamentale da sciogliere: rendere comprensibile la parola 'Sinodo' ai giovani. Abbiamo quindi deciso di provare a farlo assieme a loro in perfetto stile sinodale e l'esperimento ha funzionato molto bene».
In soccorso all'esigenza della diocesi di Padova è arrivata l'Associazione WebCattolici Italiani (Weca), che ha indicato la piattaforma usata per l' esperimento. «Il valore aggiunto di questa piattaforma - spiega il presidente di Weca, Giovanni Silvestri - è dato dalla possibilità che essa offre di usare gli strumenti digitali per la condivisione 'orizzontale' anche tra gruppi distanti tra loro, ma facilitando poi la 'gerarchizzazione' di questi stessi contributi in base alla loro qualità, permettendo quindi una loro più efficace lettura, valorizzazione e selezione. E ciò per arrivare più facilmente poi a scelte e decisioni concrete». Quindi si tratta di un processo che mette insieme l' idea tipica dello scambio alla pari dei social network con la necessità di creare percorsi strutturati in un tempo definito e arrivare quindi a scelte operative.
Così venerdì sera gruppi di giovani sparsi su tutto il vasto e articolato territorio della diocesi di Padova (che tocca cinque diverse province) e riuniti per l'occasione nelle case, nei centri di aggregazione o nelle parrocchie, sono stati guidati in due «sfide », da affrontare in 60 minuti: trovare termini in grado di far comprendere ai loro coetanei il significato della parola «Sinodo» e poi votare i migliori risultati. Il tutto è stato animato da una diretta te- levisiva condotta dall' attore Gaetano Ruocco Guadagno, assieme al coordinatore del Sinodo don Paolo Zaramella e ad Andrea Scorzoni, country manager Italia di «Collaboratorium». Con ospiti a sorpresa: il gruppo musicale «The Sun» (il video della diretta è disponibile sul canale YouTube della diocesi di Padova). L' evento, i cui risultati saranno presto sintetizzati, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra l' Ufficio comunicazione della diocesi di Padova, il Sinodo dei giovani, l'Associazione WeCa, BluRadioVeneto e la piattaforma «Collaboratorium», creata in Spagna dall'esperto di informatica Rafael Mira e da Leticia Soberón, membro della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede.
E proprio su «Collaboratorium» il dibattito ha preso forma dimostrando tutta la validità di questo strumento digitale, che permette di modificare i propri contributi e i commenti ai contributi degli altri partendo anche dalla discussione in corso. Insomma, notano gli organizzatori, «si tratta di una tecnologia che offre la possibilità di 'cambiare idea' in base al confronto con gli altri, e alla fine ciò che emerge è il frutto di una intelligenza condivisa cui tutti sentono di aver partecipato». Proprio questo aspetto ha decretato il successo tra i giovani, che hanno già chiesto di ripetere l' esperienza.
«Accertata l'efficacia dello strumento - nota Silvestri - ora va verificata la sua applicabilità anche in altri casi concreti, in altre realtà pastorali. Soprattutto nei contesti in cui siano coinvolti utenti 'medi' che non hanno le stesse motivazioni e la stessa dimestichezza dei giovani con gli strumenti digitali. Lo spirito di Weca è proprio questo: offrire e proporre nuovi strumenti, ma aiutare poi a capire la loro efficacia nelle situazioni concrete delle comunità ecclesiali».

da Avvenire del 21 febbraio 2017, pag. 26