UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Facebook e Twitter
qui passa l'annuncio

«I ragazzi vivono una sorta di vita parallela sui social network. Per questo ci siamo detti: o ci stiamo dentro e cerchiamo di dargli un senso o ne restiamo fuori. Abbiamo scelto di stare con loro». Sandro Mauro, che insieme alla moglie Marzia è responsabile della pastorale giovanile di Nicosia, commenta così la scelta di abitare la Rete senza smettere di essere educatori.
25 Gennaio 2012
«I ragazzi vivono una sorta di vita parallela sui social network. Per questo ci siamo detti: o ci stiamo dentro e cerchiamo di dargli un senso o ne restiamo fuori. Abbiamo scelto di stare con loro». Sandro Mauro, che insieme alla moglie Marzia è responsabile della pastorale giovanile di Nicosia, commenta così la scelta di abitare la Rete senza smettere di essere educatori. L’esperienza della sua diocesi, insieme a tante altre, verrà presentata nel corso del laboratorio «Giovani, Web ed educazione alla fede» in programma il 16 e 17 marzo prossimi. Durante la missione giovani, spiega Sandro, «in modo spontaneo i ragazzi hanno creato un gruppo su Facebook per esprimere le loro impressioni, confrontarsi, testimoniare la propria fede ai coetanei, dare avvisi e suggerimenti, postare delle foto». «Come la piazza – osserva – il Web diventava lo spazio per raccontare, annunciare, testimoniare, sfogarsi, fare delle critiche e dare consigli: ecco che abbiamo pensato di strumentalizzare Facebook e farlo diventare un luogo di evangelizzazione». Così, aggiunge il responsabile diocesano, «consapevoli dei rischi dei social network e allo stesso tempo per sfruttarne al meglio le potenzialità, abbiamo voluto entrare nel gruppo e coordinarlo: non per fare i censori, ma per essere educatori». «La sfida educativa sta nel superare il paradosso tra il bisogno di relazione, anche fisica, espresso dai giovani attraverso il linguaggio della Rete e l’ambiente virtuale che è per definizione smaterializzato, privo di corporeità», sottolinea monsignor Domenico Pompili, sottosegretario e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Poiché alla Chiesa spetta il compito di «raccogliere questa istanza di contatto integrandola nella dimensione intracorporea», il laboratorio rappresenta certamente un’occasione per riflettere insieme e capire come «ricucire tale apparente contraddizione».