UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Internet e minori, un nuovo allarme

Un ragazzo italiano su cinque (il 18%) tra gli undici e i sedici anni ha avuto contatti con uno o più si­ti che inneggiano all’odio, al sui­cidio, all’anoressia. Lo sostiene una ricerca condot­ta da Save the Children e Ipsos. E nonostante i limiti teorici, il 34% dei bambini 9-12enni ha un profilo su un social network.
23 Febbraio 2012
Chi si immerge nel mare ma­gnum di internet non sem­pre si trova in acque tran­quille: le insidie sono tante, specie se il cybernauta è un ragazzino. Troppo di frequente i più giovani – forti delle loro abilità tecnologi­che – usano la rete senza avere ben presente i rischi a cui si espongo­no. E se è vero che spesso sono vit­time inconsapevoli e involontarie di casi di pedopornografia e cy­berbullismo, altrettanto spesso so­no protagonisti attivi di azioni az­zardate e scorrette: come il sexting (l’invio di foto e video che ritrag­gono corpi nudi) o la partecipa­zione a forum che incitano all’au­tolesionismo o all’anoressia.
Sono comportamenti più fre­quenti di quel che si crede, come evidenzia l’ultima ricerca condot­ta da Save the Children e Ipsos, il 13% dei minori è solito scambiar­si messaggi con contenuto ses­suale mentre il 19% ne ha ricevu­ti da persone conosciute on line. Un ragazzo italiano su cinque (il 18%) tra gli undici e i sedici anni ha avuto contatti con uno o più si­ti che inneggiano all’odio, al sui­cidio, all’anoressia.
In particolare – rileva “EU kids on­line”, uno studio condotto in tut­ta Europa e presentato al conve­gno “Minori e cyber security”, or­ganizzato dalla fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strate­gic Analysis), in collaborazione con Polizia Postale e Google – il 10% ha aperto siti che contengo­no messaggi di odio razziale, il 7% ha visitato siti pro-anoressia, il 6% quelli che incitano all’autolesio­nismo, altrettanti condividono sui forum esperienze sull’assunzione di droghe, il 2% ha navigato su si­ti in cui si parla di suicidio. I dati rendono evidente una vera e pro­pria frattura tra generazioni: mol­ti genitori non sono consapevoli dei rischi che i figli possono cor­rere navigando in internet. Il 54% dei genitori italiani non sa cosa fanno in rete i propri figli, mentre i genitori europei sembrano più informati: «La percentuale di in­consapevolezza – si legge nello studio – scende al 40%. Ben l’87% non sa che i figli hanno incontra­to faccia a faccia qualcuno cono­sciuto in rete, come accade al 4% dei ragazzi italiani e al 9% di quel­li europei (la percentuale degli in­consapevoli in Europa scende al 61%).
E i rischi di internet aumentano considerando che i limiti d’età per aprirsi un profilo sui social­network si aggirano facilmente, tanto che anche se molti social­media fissano a 13 anni il limite, il 34% dei bambini 9-12enni ha un profilo personale. In Italia infine la facilità di accesso ai contenuto online è un unicum al mondo per la diffusione degli smartphone: il 39% della popolazione italiana che possiede un cellulare ha un te­lefono “intelligente” – più che ne­gli Usa dove un telefono su tre è smart – per un totale di 20 milio­ni di apparecchi che oltre ad apri­re agli adulti il mondo del digitale moltiplica i rischi per la compo­nente infantile ed adolescenziale.