UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La casa della felicità

Il 4 maggio l’anteprima del film sulla vita di Madre Mazzarello, cofondatrice insieme a Don Bosco dell’Istituto del­le Figlie di Maria Ausiliatrice, proprio 140 anni fa. Tre anni di lavoro, 40 giorni di ripre­se per rilanciare un messaggio sempre attuale e coinvolgente.
3 Maggio 2012
È un racconto di sguardi e di oc­chi. Il messaggio passa con po­che parole. Primissimi piani su occhi neri e lucenti che testimonia­no l’ardore di una fede. È Maìn (nel Monferrato vuol dire Maria), il film sulla vita di Maria Domenica Maz­zarello, cofondatrice dell’Istituto del­le Figlie di Maria Ausiliatrice, che sarà presentato il 4 maggio in anteprima all’Auditorium Parco della musica di Roma. La Congregazione ricorda co­sì, con la pellicola diretta da Simone Spada e la sceneggiatura di suor C­a­terina Cangià, i 140 anni dalla fon­dazione dell’Istituto che nel raccon­to cinematografico diviene La casa della felicità. Maria Domenica, Maìn appunto, è piccola, pare già segnata dalla Grazia: «Papà, cosa faceva Dio, prima di creare il mondo?». Scena 08. Esterno. Casa dell’infanzia di Maìn. Notte. Il padre Giuseppe: «...Era un po’ come... io, tu, la mamma e, la Fe­licina anche... Ci vogliamo bene, no? E così è Dio. Lui vuole bene. Ecco co­sa faceva prima di creare il mondo». La Casa della felicità è agli inizi Mor­nese, dove è nata Maìn, canonizzata nel 1951. Poi è essa stessa “casa” per le ragazze che le venivano affidate, quelle che diventeranno le prime Fi­glie di Maria Ausiliatrice. Ed è “casa” ancora oggi per le sorelle della Con­gregazione. Suor Caterina Cangià, che ha curato la sceneggiatura, è tra queste. «Il film – dice – si rivolge a tutti, e proprio per questo è stato co­struito con chiarezza, immediatezza di lettura, informazione ed emozio­ne. Oggi – aggiunge – vi è fame di a­more e di relazione interpersonale. Ho voluto sottolineare questo biso­gno traducendolo con il rispetto, l’a­scolto e il dialogo. È un film che mo­stra una santità per l’oggi, feriale, semplice perché affonda le radici nella grandezza di Dio».
Tre anni di lavoro, 40 giorni di ripre­se, 15 attori principali e altrettanti secondari, 200 comparse, 600 costu­mi per raccontare la vita di Maìn dal­la prima infanzia alla sua morte il 14 maggio 1881, passando per le dure prove cui fu costretta (il tifo, l’esilio per incomprensione e gelosia dei suoi compaesani, le fatiche fisiche), e i momenti di gioia, quando ad e­sempio, nel 1872, incoraggiata da don Bosco, dà l’avvio all’Istituto che sarà anche dopo di lei Casa della fe­licità. «Sono stato affascinato dalla figura di questa donna forte e cari­smatica – dice il regista Simone Spa­da – e impressionato dalla forza del­la sua storia. Ho cercato di raccon­tare, in un continuo scambio di idee con suor Caterina, la storia attraver­so immagini eleganti che non tra­dissero mai l’aspetto reale.» Il mes­saggio forte di parole intense è tutto nella smagliante fotografia. «Ho pen­sato a lungo – dice il regista – alla ci­fra migliore per raccontare questa storia. Ho quindi deciso di spostare l’asse visivo verso una dimensione di natura, di luce, approfittando del­le suggestioni che ho avuto durante le mie visite a Mornese e alla Valpo­nasca. Durante i sopralluoghi, prima di girare, ogni Figlia di Maria Ausi­liatrice che incontravo mi suggeriva o mi raccontava con amore e pas­sione la storia di Maìn. Spero che questo amore torni a loro attraverso il film».