UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il 12 dicembre il primo “tweet” del Papa

"Perché il Papa va su Twitter?" Comincia così la riflessione di Giuseppe Romano (da Avvenire dell'11 dicembre) che vi proponiamo alla vigilia del primo, attesissimo messaggio di Benedetto XVI sul social network dei 140 caratteri. Il primo milione di "followers" dovrebbe essere toccato già prima di Natale.
11 Dicembre 2012
Perché il Papa va su Twitter? Capovolgiamo la domanda: perché no? Se una caratteristica va riconosciuta alla Chiesa, è quella di aver sempre utilizzato senza esitazione tutti i canali della comunicazione.
Bastano il ricordo di Gesù e di quella barca trasformata in pulpito sulle rive di un lago, l’ingresso di san Paolo nell’agorà, la diaspora mondiale degli apostoli e dei primi discepoli, trasformatisi da pescatori e operai provinciali in pionieri dell’annuncio ai quattro canti del mondo.
In tempi recenti la Santa Sede è stata solerte come sempre nel presidiare i media. Twitter, che conta oggi 500 milioni di frequentatori attivi, è fra i 'luoghi' della rete una piazza in cui è possibile annunciare il Vangelo. I giorni intercorsi fra l’annuncio dell’ingresso del Papa su Twitter, con la diffusione del suo account @pontifex, e la data stabilita per il primo messaggio hanno mostrato un’attesa crescente e un milione di
followers
attesi entro Natale. Una fase di ascolto preziosa per radunare la folla di 'seguaci' che fa di questo social network un caso particolare.
Twitter infatti, a differenza di Facebook, è pensato per informazioni rapide e aperte alla ricezione immediata di quanti decidano di mettersi in ascolto: non 'amici' bensì followers, seguaci, appunto. Passate le curiosità generiche, sarà proprio questo a restare: un pubblico vasto composto di singole persone che potranno ascoltare quando e come piacerà loro ciò che Benedetto XVI comunicherà con frasi estrapolate dalla sua attività pastorale. E potranno, se vorranno, 'ritwittare' (cioè rilanciare) questi brevi messaggi ad altri, contribuendo ad allargare la rete, un circuito che cresce attraverso un meccanismo di stima e di interesse. Credo che in questo modello di diffusione ci sia qualcosa di profondamente cristiano. Un accesso libero e non formale, che si trasforma in un riecheggiare di parole che interessano perché prima di noi hanno colpito e interessato qualcun altro che stimiamo e del quale seguiamo le opinioni.
È già stato fatto notare come le massime bibliche ed evangeliche sembrino tagliate su misura per Twitter. Questa misura breve può risultare per tanti più accessibile di lunghe riflessioni o di omelie che, pur significative, non fuoriescono dalle mura delle chiese. 
 
 
Giuseppe Romano