UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Libertà di stampa,
fondamento di democrazia e pace

L'appello del segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa. Intanto secondo il rapporto di "Reporters sans Frontières" nel 2010 sono stati uccisi 57 giornalisti, mentre altri 51 sono stati rapiti.
3 Maggio 2011
“Quando i governi reprimono i propri popoli sottraendosi a ogni controllo, la libertà di stampa rappresenta uno dei mezzi più potenti per svelare i misfatti e ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica”. Si apre così il messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per l’odierna Giornata mondiale della libertà di stampa. Particolare attenzione viene rivolta ai popoli dell’Africa del Nord e del Medio Oriente che in questi mesi si sono mobilitati “per rivendicare i propri diritti e libertà democratiche, facendo largamente ricorso a Internet e ai social media per operare il cambiamento in queste società”. Il tema della Giornata, “Nuove frontiere, nuove barriere”, mette in luce, aggiunge il segretario Onu, “questo sconvolgimento del panorama mediatico globale” caratterizzato da cellulari e social network, di fronte al quale “gli Stati impongono nuove barriere, sorveglianza informatica, controlli e censura su internet”. Secondo il Comitato per la tutela dei giornalisti, almeno sei giornalisti che operavano online sono stati uccisi nel 2010. Dopo avere richiamato l’art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sul diritto di tutti a “cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e indipendentemente dalle frontiere”, Ban formula un’esortazione: “Riaffermiamo il nostro impegno a favore di questo principio, fondamento di democrazia, sviluppo e pace”.
In occasione della Giornata anche Reporters sans Frontières ha presentato il suo annuale rapporto, giunto alla decima edizione.
“Negli ultimi anni è diminuito il numero di giornalisti uccisi in zone di guerra, mentre sta diventando sempre più difficile individuare i responsabili delle uccisioni di giornalisti perpetrate da bande criminali, gruppi armati, organizzazioni religiose o agenti statali”. Lo afferma Jean-François Julliard, segretario generale di Reporters sans Frontières. Oggi l’organizzazione presenta il rapporto 2011 “Predatori della libertà di stampa”, e segnala che nel 2010 sono stati 57 i giornalisti uccisi a causa del loro lavoro contro i 76 del 2009. “Gli operatori dei media vengono assassinati soprattutto da criminali e trafficanti di vario genere”, aggiunge il segretario. Un’altra caratteristica del 2010 è l’aumento dei rapimenti - 29 nel 2008, 33 2009 e 51 nel 2010 –; i giornalisti sono sempre meno percepiti come osservatori esterni mentre la loro neutralità e il loro lavoro sono sempre meno rispettati. “Per la prima volta – commenta Julliard -, nessun continente è sfuggito a questo male. I giornalisti si stanno trasformando in merce di scambio. I rapitori li prendono in ostaggio per finanziare le proprie attività criminali, fare accettare le loro richieste ai governi e inviare messaggi alla pubblica opinione: i rapimenti forniscono loro pubblicità”.