UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mons. Pompili a Piacenza interviene al convegno FISC

E' intervenuto anche mons. Pompili venerdì mattina nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni di Piacenza al convegno nazionale della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici dedicato a "Fare l'Europa. Le radici e il futuro".
17 Marzo 2010
E' intervenuto anche mons. Pompili venerdì mattina nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni di Piacenza al convegno nazionale della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici dedicato a "Fare l'Europa. Le radici e il futuro", dopo che ad aprire i lavori della seconda giornata era stato mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e delegato della Cei alla Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea).
“Anche se è vero che la nostra generazione patisce” la cosiddetta “rottura della memoria”, ha detto il Direttore dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, “cioè l’incapacità di ricevere quell’eredità di fede e di cultura che per secoli ha contrassegnato la nostra gente, a me pare che questo sia solo un aspetto della crisi dell’Europa di oggi”. Infatti, ha aggiunto mons. Pompili, “c’è un’altra dimensione collaterale che merita di essere rimarcata e cioè la rottura dell’immaginazione, cioè l’incapacità di spingersi oltre il presente e di immaginare il futuro che è dietro l’angolo”.
 
Il convegno nazionale della FISC, in programma dal 18 al 20 marzo tra Piacenza (prime due giornate) e Bobbio (ultima), sedi scelte anche per celebrare i 100 anni del settimanale "Il nuovo giornale" della diocesi di Piacenza-Bobbio, è stato realizzato in collaborazione con l'agenzia di informazione Sir.
Alla terza giornata, dedicata alla figura di San Colombano, hanno collaborato invece il comune e il Lions Club di Bobbio, il settimanale cattolico "La Trebbia" e l'Associazione Amici di San Colombano.
"Per molti oggi l’Europa è solo un’istituzione lontana", spiega don Davide Maloberti, direttore de "Il nuovo giornale". "In realtà è l’orizzonte in cui si muoverà sempre
più l’Italia nel futuro. Le elezioni europee del 2009 non hanno però visto nel nostro Paese un vero confronto tra i diversi programmi, ma solo una competizione interna. A governare l’Europa non serve un popolo di burocrati; soffocherebbero il destino delle nazioni sotto il peso di leggi che vengono dall’alto. Occorre che i popoli ritrovino se stessi riscoprendo le proprie radici, ma non per rifugiarsi nel passato. La strada è chiara: guardare al futuro, in una laicità che non sia antireligiosa, ma che faccia leva sui pilastri fondamentali: la pace, la vita e la famiglia. Senza fede, l’Europa muore: è questo il grido appassionato di chi ama la propria terra. Ed anche di giornalisti che si interrogano sulla bellezza del proprio lavoro, chiamati ogni giorno a costruire e non a distruggere. La nostra scelta è questa: fare l’Europa."