UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'Italia della tecnologia “deve fare sistema”

L’industria italiana della tecnologia ha vi­sto tempi migliori. «Avevamo la leader­ship in questo settore e oggi non l’abbia­mo più» ammette Federico Pazzali, amministrato­re delegato di Fiera Milano, al convegno che apre lo Smau 2010.
21 Ottobre 2010
L’industria italiana della tecnologia ha vi­sto tempi migliori. «Avevamo la leader­ship in questo settore e oggi non l’abbia­mo più» ammette Federico Pazzali, amministrato­re delegato di Fiera Milano, al convegno che apre lo Smau 2010. La stessa fiera milanese della tecno­logia «non ha più gli spazi espositivi di un tempo». È avvenuto un ridimensionamento del peso inter­nazionale dell’information technology italiana di cui «non dobbiamo vergognarci». Quello che serve al settore – conclude Pazzali – è «un nuovo modo di fare sistema».
'Fare sistema, fare sistema'. Questa formula si ri­peterà in tutti gli interventi dei manager di alcune delle maggiori compagnie italiane delle nuove tec­nologie venuti ad aprire lo Smau. C’è David Bevi­lacqua, Ad di Cisco Italia, che parla di «tanti ottimi progetti pilota che non vanno oltre una prima fa­se » a causa dell’incapacità della tecnologia italiana di «fare sistema». O Nicola Ciniero, che guida Ibm in Italia, convinto che nel nostro Paese ci sia «tan­tissima innovazione, che troppo spesso però resta fine a se stessa». Perché questo succede? «Perché non ci sappiamo organizzare meglio, perché dav­vero dobbiamo fare sistema». «Ci serve la capacità di mettere a fattor comune le tantissime buone e­sperienze del nostro Paese» conferma Sergio Ros­si, l’Ad di Oracle in Italia. E sul concetto di «fare squadra» torna pure Agostino Santoni, manager di Sap Italia.
Quando parlano della necessità di fare sistema, i manager della tecnologia non lo fanno per lamen­­tarsi, ma per evidenziare l’ostacolo più grosso alla crescita di un settore che ha un enorme potenzia­le. Pietro Scott Jovane, Ad di Microsoft Italia, ricor­da che c’è una rivoluzione in corso: il cloud com­puting sta crescendo enormemente ed è diretto ver­so un giro d’affari di 800 miliardi di dollari entro il 2013. «Dobbiamo pensare all’ecosistema del­l’information technology che crescerà, in Italia, at­torno al cloud computing» spiega Jovane, che chie­de di partire dalla formazione, cercando di coordi­nare meglio le forze dell’università con quelle del­le imprese. Un altro modo ancora di «fare sistema».