UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

TV e minori: più impegno dalla politica

"Bisognerebbe attualizzare il Codice Media e minori e anche la scuola dovrebbe educare le nuove generazioni a un uso critico dei media, vecchi e nuovi." Così Elisa Manna, che sarà tra i relatori della tavola rotonda su media e famiglia in programma a Roma sabato 30, in una intervista a "RomaSette".
25 Ottobre 2010
Genitori che non riescono a filtrare le informazioni che arrivano dai media. Produttori che moltiplicano le offerte multimediali. Ma come si può tutelare i minori? Sarà uno dei temi del convegno «Mass media: famiglia vittima o protagonista?» che si terrà il 30 ottobre in Campidoglio, organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali e dal Centro per la pastorale familiare del Vicariato  di Roma con il Forum delle Associazioni familiari del Lazio.
Dell’argomento parliamo con Elisa Manna, responsabile delle Politiche culturali del Censis e vicepresidente del Comitato Media e minori, tra i relatori del convegno.
Oggi la famiglia rispetto ai media è vittima o protagonista?
Quando esisteva soltanto la tv, raramente i genitori riuscivano a compiere quell’operazione di filtro, di accompagnamento della fruizione televisiva rappresentato dall’utilizzo orientativo del semaforino colorato all’inizio dei programmi. Nel momento in cui l’insieme dei media moltiplica a dismisura le possibilità di fruizione dei ragazzi, il ruolo dei genitori diventa più complesso. Molti genitori non sanno neanche cos’è Youtube.
La responsabilità passa ai produttori?
Certamente. Ed è enorme. Tra l’altro, per quanto riguarda le televisioni ad accesso condizionato, è in corso una polemica tra i rappresentanti degli utenti e i produttori, che vorrebbero un accesso più fluido a questi canali. Noi pretendiamo invece che venga applicata la direttiva europea: una volta che si è «acquistato» il canale tematico, il canale deve arrivare nelle case oscurato. Canali a pagamento a parte, anche quelli in chiaro trasmettono programmi non sempre adatti ai minori. Si è giunti a un grave livello di infrazione del Codice che le stesse emittenti si sono date: il turpiloquio è diventato quasi un motivo ricorrente, la violenza è a tutte le ore. Non parliamo della rappresentazione dell’immagine femminile ridotta ad oggetto, strumentalizzata come richiamo sessuale. E poi c’è la cronaca nera che ormai impera su tutti i canali. Nei trattati di sociologia è noto come il far riferimento a molta cronaca nera è anche un modo per tenere in uno stato di ansia diffusa la popolazione. Quando le emittenti sostengono che è quello che la gente vuole, fanno come una sorta di gioco delle tre carte. La morbosità per ciò che riguarda la morte fa parte dell’essere umano, però da qui a enfatizzare la cronaca per l’audience, o per fare tiratura di stampa ce ne corre.
I contenuti sono disponibili anche su telefonini, Ipad. Come sarà possibile controllarli?
Bisognerebbe attualizzare il Codice Media e minori: ci vuole la volontà politica. Il problema va spostato anche su altri piani: ad esempio sulla capacità della scuola di educare le nuove generazioni a un uso critico dei media, vecchi e nuovi. Come pure sul piano della sensibilizzazione delle famiglie, magari attraverso appositi programmi tv.
Allora il ruolo più attivo è sempre quello della famiglia?
No. Il ruolo più attivo è quello della politica, che si deve fare carico della delicatezza di un tema che riguarda la civiltà di un Paese.