Un network europeo dei portavoce e direttori della comunicazione delle Chiese anglicana, ortodosse e protestanti europee per rispondere insieme alla sfida di "comunicare in una prospettiva europea la voce delle chiese". Alla sua costituzione circa 40 addetti stampa si sono dati oggi appuntamento a Ginevra presso il Centro ecumenico del Consiglio mondiale delle Chiese per decidere come "organizzare la rete - spiega Luca Negro, portavoce della Kek, la Conferenza delle Chiese europee - e quali priorità darsi. L'idea del network è nata lo scorso anno all'incontro dei portavoce delle Chiese europee organizzato a margine della terza assemblea ecumenica europea a Sibiu congiuntamente con il Ccee. L'esigenza di costituire un network nasce dal fatto che sono sempre meno le occasioni per i giornalisti delle Chiese di incontrarsi e dalla difficoltà da tanti vissuta di far sentire in modo incisivo la voce delle Chiese a livello europeo quando si trattano temi che riguardano l'integrazione europea".
A Ginevra si fa notare che nella Costituzione europea è stata ribadita l'idea che tra le istituzioni europee e le Chiese ci debba essere un dialogo aperto e trasparente. "Alle Chiese - prosegue Negro - è quindi chiesto di non chiudersi nei propri territori ma di aprirsi ad una prospettiva europea". Il network - così si legge nel comunicato in mano ai portavoce - vuole essere "uno spazio per riflettere sulla comunicazione cristiana in Europa e luogo di scambio di esperienze". Ad aprire l'incontro di Ginevra una tavola rotonda sulla comunicazione ecumenica alla quale prenderanno la parola Karin Achtelstetter direttore della comunicazione delle Federazione mondiale luterana, Martin Robra direttore comunicazione del Consiglio mondiale delle Chiese e il segretario generale della Kek, Colin Williams. "Perché le nostre storie sono così difficili da comunicare? Perché è così difficile suscitare l'interesse dell'opinione pubblica per la ricerca dell'unità e della riconciliazione che in questi anni stanno facendo le Chiese? È, in sostanza, comunicativo l'ecumenismo?". A queste domande - espresse da Karin Achtelstetter, responsabile della comunicazione della Federazione mondiale luterana - circa 40 portavoce delle Chiese ortodosse, anglicana e protestanti si stanno ponendo questo pomeriggio a Ginevra. Sono presenti gli addetti stampa delle più importanti Chiese e organizzazioni cristiane europee, da Marie Papworth portavoce dell'arcivescovo di Canterbury al responsabile della neo agenzia di stampa "Basilica" del Patriarcato ortodosso di Romania, Nicolae Dascalu. "L'ecumenismo - ha detto Ingrid Andersson, capo delle comunicazioni della Chiesa di Svezia - sta perdendo molto della sua attrattiva. Gli addetti stampa delle istituzioni ecumeniche trovano sempre più difficile proporre notizie ecumeniche ai media". Nel prendere la parola,all’incontro in corso a Ginevra, il segretario generale della Kek (Conferenza delle chiese europee) Colin Williams ha detto che "sì l'ecumenismo è comunicativo ma dobbiamo avere fiducia nel fatto che abbiamo delle buone storie da raccontare perché per sua natura la Chiesa vive tra la gente e si fa voce delle sue attese". Il problema, piuttosto - ha proseguito Williams -, è "l'ecumenismo istituzionale dove è difficile bilanciare la comunicazione tra lo sforzo fatto dalle Chiese per mediare tra i differenti interessi e la chiamata ad essere profetici". "Tutte le relazioni - ha detto Martin Robra, direttore Wcc per il programma ecumenico - hanno bisogno di comunicare e anche l'ecumenismo e cioè il dialogo tra le Chiese dipendono dalla comunicazione. Senza la comunicazione, l'ecumenismo collasserebbe".