UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Anche un selfie può educare

Una famiglia a tavola: il ragazzino incollato allo smartphone davanti al piatto fumante, la mamma irritata chiede al padre di intervenire, il padre risponde sornione «ok gli mando un sms...». È una vignetta che suscita l’inevitabile ilarità della platea, circa 200 educatori della diocesi di Ancona-Osimo – ma venuti anche dal resto delle Marche– su invito di don Carlo Carbonetti, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, per ragionare di media education, partendo da uno slogan accattivante: «Si selfie chi può...?».
2 Dicembre 2014

Una famiglia a tavola: il ragazzino incollato allo smartphone davanti al piatto fumante, la mamma irritata chiede al padre di intervenire, il padre risponde sornione «ok gli mando un sms...». È una vignetta che suscita l’inevitabile ilarità della platea, circa 200 educatori della diocesi di Ancona-Osimo – ma venuti anche dal resto delle Marche– su invito di don Carlo Carbonetti, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, per ragionare di media education, partendo da uno slogan accattivante: «Si selfie chi può...?».
«La vignetta è stata proposta da Lorenzo Lattanzi, presidente regionale Aiart, intervenuto portando anche la sua esperienza di maestro elementare. L’incontro – un’assemblea dei Portaparola –, realizzato in collaborazione con la Pastorale giovanile e l’Ufficio catechistico, si è appena svolto nell’aula magna di una delle maggiori scuole della provincia, l’Istituto Cambi Serrani di Falconara. Ospite Piercesare Rivoltella, massmediologo dell’Università Cattolica: «Questa scenetta – osserva lo studioso – propone una miniera di riflessioni, dell’equilibrio nella presenza genitoriale alle sfumature dell’intervento del padre. Di fronte ai comportamenti degli adolescenti il solo giudizio, spesso negativo, non basta. La correzione può anche assumere la forma dell’ironia, in un quadro di 'complicità verticale' in cui non si perde di vista l’autorevolezza dell’educatore». Due giorni pieni di spunti, quelli di Ancona, attivati dagli interventi, dal dibattito, dai laboratori. Ormai si è acquisita la consapevolezza che i nuovi media costituiscono un ambiente, che si può scegliere o meno di abitare. A partire da questo assunto Rivoltella ha spiegato le quattro variabili per affrontare la sfida: il tempo, lo spazio, le relazioni e i contenuti. Cambia la percezione del tempo nella rete, cambia la concezione dello spazio da abitare (si ha impressione che si vivano due vite, una virtuale una reale, ma l’ambiente è unico); si modificano le relazioni, con un delicato equilibrio da gestire fra quelle calde, dirette, e quelle fredde, mediate dallo strumento. E infine il complesso ragionamento su contenuti, messaggi e informazioni che si scambiano in questo nuovo ambiente. «E allora – spiega Paolo Petrucci, educatore e formatore – per un salto di qualità, occorre partire dalla conoscenza dei temi in gioco, dalla consapevolezza che i problemi educativi non possono essere affrontati sull’onda dell’emergenza, che la tecnologia diventa una spia della precarietà delle relazioni fra le persone, e non la causa dei problemi».
Ampi consensi per l’iniziativa: secondo Alberto di Capua (Age) «è stata posta una pietra miliare nella realizzazione di un’efficace media education ecclesiale: i nostri ragazzi non cercano tanto Whatsapp e Facebook ma strumenti per essere in relazione continua. E questo è un valore da cogliere, non drammatizzare». A Falconara poi «non si è parlato di affrontare problemi, ma si sono spese energie per studiare strategie educative. Un salto di qualità». Gli educatori nei laboratori pomeridiani hanno potuto misurarsi con una simulazione su Facebook di un caso interfacciandosi con adolescenti opportunamente istruiti. Così don Tonino Lasconi, scrittore, parroco, assistente regionale Ucsi, da tempo promotore di modalità per rinnovare mediaticamente pastorale e catechesi, ha spiegato come utilizzare i media per rendere più realistici i nostri incontri, e far «salire sul pulpito la nostra vita».
Nella celebrazione eucaristica l’arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, ha invitato ad accogliere i nuovi media come un dono. «Il 'nuovo' – ha spiegato – genera sempre fatica e nello stesso tempo responsabilità, ma poi ci cambia. Anche l’educazione comporta fatica e responsabilità, e questi doni rappresentano strumenti nuovi che ci suggeriscono uno stile nuovo a servizio dell’annuncio».

(Vincenzo Varagona)