UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Carta, penna e tablet

Quattro centri professionali lombardi forniranno a tutti, studenti e docenti, il tablet iPad. Per leggere, prendere appunti, documentarsi sul web. È il primo barlume dell’aurora della scuola futura.
14 Ottobre 2011
 
Quattro centri professionali lombardi forniranno a tutti, studenti e docenti, il tablet iPad. Per leggere, prendere appunti, documentarsi sul web. È il primo barlume dell’aurora della scuola futura. Futura prossima, non remota. E per questo avvertiamo un brivido lungo la schiena, come sempre all’alba di un Giorno Nuovo. Si mescolano e confondono piacere e paura, sollievo e preoccupazione. Ah, il tablet! Basta studenti facchini chini sotto lo zaino peggio di alpini in Russia. Basta tomi sterminati di cui spiluccheranno poche pagine. Basta sfasatura tra una scuola dove si arranca con biro e gessetti, e casa propria dove si è dotati d’ogni sorta di marchingegno elettronico. Stavolta la scuola non rincorre la vita, la sorpassa.
Allo stesso tempo ti chiedi: continueranno davvero a leggere, gli studenti? Leggere testi veri, articolati, complessi. Oppure si sazieranno di scarne didascalie, icone e voci recitanti in stile fiaba sonora? E sapranno ancora scrivere, se già adesso hanno serie difficoltà a tracciare lettere e parole sulla carta? Dai centri professionali fanno sapere che i futuri falegnami, cuochi ed estetisti continueranno a prendere appunti su carta e svolgere le prove scritte d’italiano impugnando la penna. Ma sarebbe bene convincere docenti e studenti del perché scrivere fa bene. E scrivere bene, in modo leggibile, perfino elegante, fa ancor meglio. Chi scrive bene pensa bene. La scrittura manuale obbliga al tempo lento. Lettere e parole si depositano a un ritmo blando. Mentre un frammento di pensiero si stende, c’è tutto il tempo per pensare non a un unico frenetico frammento successivo, ma a molti frammenti possibili e alternativi, giudicando criticamente quanto si è appena scritto. E poiché la personalità di chi scrive si racchiude – e può essere svelata da chi ne conosce i segreti – nelle forme di vocali e consonanti, minuscole e maiuscole, togliere a una persona lettere e parole scritte significa sottrargli un poco della sua personalità.
Il tablet è un bolide: se cerchi di fermarlo, ti travolge; meglio saltarci sopra godendotene i vantaggi. Ma è pur sempre un medium, uno strumento, che vive se si trova nelle mani di una persona viva, autonoma, curiosa. Il tablet sarà la condanna a morte dei pigri e la resurrezione quotidiana delle intelligenze vivaci. In Cina se ne sono già accorti, loro che non hanno due dozzine di segni da apprendere ma, per potersi dire mediamente istruiti, dai 3 ai 5 mila ideogrammi da saper disegnare con perizia, per stuzzicare il cervello ma far godere pure gli occhi. I maestri dovranno insegnare agli alunni calligrafia. Se lo fanno loro, possiamo farlo pure noi, anche alle professionali, e non solo perché per un cuoco o un carpentiere prendere appunti su un notes rimane più pratico. Fatelo per alimentare il cervello.
Il futuro non è degli strumenti giovani e cannibali che divorano gli strumenti maturi. Il futuro appartiene e apparterrà alla convivenza.
E di convenienza e velocità abbinati a sogno e bellezza. Nel suo futuro remoto Nathan Never, eroe dei fumetti della scuderia Bonelli, vive in una società digitalizzata; ma a casa custodisce gelosamente una libreria di autentici libri di carta. E spesso la sera, sdegnando partite e film in 3D, si accomoda sul divano e legge un libro, provando piacere a toccarlo e annusarlo. Never non si sogna di rinunciare al tablet, ma guai a chi gli porta via i libri.
Agli studenti della Fondazione Ikaros, che hanno la fortuna di essere i pionieri – loro, i professionali, una volta tanto davanti ai liceali – l’augurio è di scoprirsi 'furbi' come tanti Nathan Never.