UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Chi salva un bimbo salva il mondo

“Chi salva un bambino, davvero salva il mondo intero”. Lo ha affermato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter, intervenendo il 9 maggio all’affollata diretta web del laboratorio online “animatori cultura e comunicazione” del Copercom sul tema “Media e minori: come prevenire e come affrontare i rischi?”.
10 Maggio 2012
“Chi salva un bambino, davvero salva il mondo intero”. Lo ha affermato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter, intervenendo ieri sera (9 maggio) all’affollata diretta web del laboratorio online “animatori cultura e comunicazione” del Copercom sul tema “Media e minori: come prevenire e come affrontare i rischi?”.
“Un bambino amato difficilmente viene abusato. I genitori che sanno amare i propri figli riescono a cogliere meglio i loro segnali. Un abbraccio, una parola affettuosa e la dolcezza di un genitore possono fare molto”.
“L’ambiente virtuale ha effetti reali”. Qualunque cosa di negativo accada in Rete “si ripercuote sulle persone, soprattutto sui minori. Bambini e ragazzi vengono lasciati soli davanti al pc. Al di sotto dei 13 anni – ha denunciato don Di Noto – si calcola che siano oltre 300mila gli iscritti ai social network con generalità false”. Così “corrono il rischio di essere adescati dai pedofili”. Insomma, “non possiamo permettere che i nostri ragazzi abbiano 500 contatti su un social network con sconosciuti che entrano in casa”, senza che “un padre e una madre si chiedano cosa facciano e quante ore rimangano connessi”.
Il pedofilo, ha osservato il sacerdote, “vuole e cerca bambini e bambine prepuberi, sotto i dodici anni. Sono il frutto di questa società”, affetta da “disumanizzazione” ed “erotizzazione”. È “un fenomeno drammatico anche perché si investe poco nell’educazione”. Tra le ferite più profonde che lasciano nelle loro vittime: “sensi di colpa e ansia”. Sono “problemi devastanti” che colpiscono “l’autostima”. L’abuso, in sostanza, “ruba non solo il corpo ma anche l’anima” di chi lo subisce.
Rispondendo a una domanda di un videoascoltatore collegato in chat, don Di Noto ha detto di non temere calunnie e ritorsioni. “Qualcuno – ha confessato – ha avanzato calunnie per screditarmi. Ho ricevuto anche minacce di morte. Profili falsi su di me” sono stati messi in Rete, “a cui ho risposto con denunce all’autorità competente”. Ma “ne è valsa la pena, perché negli anni abbiamo salvato tanti bambini”. Numerose “le segnalazioni di Meter”, anche alle forze di polizia internazionali”, e “gli arresti”.
I minori possono essere “attrezzati culturalmente”, rendendoli “capaci di autodifesa”, nella “misura in cui riescono a interfacciarsi con gli adulti”, con “l’esplicazione dei doveri dei genitori”. È “la prima necessità”, ha precisato  il sacerdote. Una “maturità umana trasmessa ai bambini”. Se “diamo loro questo sostrato, allora è possibile che vivano in condizioni migliori”.
Per don Di Noto “l’autoregolamentazione, la restrizione o la censura di Internet non sono possibili. È uno spazio di grande creatività”, ma c’è chi vi fa “profitto” intaccando così “la libertà” di chi naviga. “Bisogna invece abitare con responsabilità la Rete”.
Meter, ha ricordato il fondatore, “è stata una profezia che si è incarnata”, nata in parrocchia “a contatto con la sofferenza”.
Si è poi soffermato sulla piaga della pedofilia nella Chiesa. La Chiesa, ha precisato, “ama i bambini e li accoglie”: “Chi accoglie i bambini, accoglie il Signore”. Ma alcuni sacerdoti hanno “macchiato la propria vocazione”. L’impegno del Papa contro la pedofilia nella Chiesa, la sua vera portata, “la coglieremo appieno soltanto col passare degli anni”. “Il Santo Padre ci incoraggia e ci sostiene”. La maggior parte dei sacerdoti, “per fortuna, in questa Chiesa viva, aiutano e si sacrificano per gli altri. Tante storie, nel mondo, lo testimoniano”.